Lecco (LC)

Azione Lecco: accoglienza migranti un problema che non sorprende, il sistema è in crisi da tempo

L'analisi del fenomeno da parte Marco Belladitta, militante lecchese del partito di Calenda e coordinatore di progetti di accoglienza e collaboratore di diverse realtà fuori provincia

Azione Lecco: accoglienza migranti un problema che non sorprende, il sistema è in crisi da tempo

In seguito alla notizia dell’emergenza accoglienza migranti in provincia, sollevata da una nota della Prefettura di Lecco nei giorni scorsi, non si sono fatte attendere alcune reazioni. Interessante quella di Azione e in particolare del militante lecchese Marco Belladitta.

Emergenza migranti, la nota di Azione

La pubblichiamo integralmente.

 

Per noi di Azione l’accoglienza dei migranti non può più essere affrontata con interventi emergenziali e frammentati. Serve una riforma seria e complessiva che deve garantire inclusione reale e responsabilità condivise tra istituzioni e territori. L’attuale modello, fragile e disorganico, non risponde né alle esigenze delle persone né a quelle delle comunità locali. Per questo rilanciamo l’ipotesi di un commissario straordinario all’immigrazione e di un’accoglienza che sia finalmente efficace e inclusiva.
Marco Belladitta, coordinatore di progetti di accoglienza e collaboratore di diverse realtà fuori provincia, sottolinea: «Le criticità del sistema sono note, ma le risposte restano inefficaci. Serve un cambio di paradigma: l’accoglienza non deve limitarsi alla gestione dei bandi o a pratiche burocratiche/documentali, ma diventare uno strumento di vera inclusione. Valorizzare chi vuole integrarsi e isolare chi non vuole».
Per questo motivo rilanciamo l’intervento della Prefettura di Lecco, a cui va il merito di sollevare finalmente alcune criticità. La notizia sui titolari di protezione internazionale rimasti senza collocazione non sorprende. Da tempo denunciamo un sistema fragile e frammentato, incapace di garantire percorsi di integrazione dignitosi e che scarica sui Comuni emergenze sempre più frequenti.
Lo scorso giugno l’assessore al welfare cittadino aveva parlato di un sistema in ottima salute, ridimensionando le difficoltà e rivendicando una gestione efficace. Oggi è legittimo chiedersi se quella lettura fosse davvero aderente alla realtà o frutto di un eccesso di ottimismo.
Un ulteriore elemento critico riguarda il ruolo degli enti gestori. Troppo spesso improntati al “buonismo” e all’assistenza, più attenti a nascondere i problemi che a valorizzare le risorse. Molti hanno smarrito la capacità di azione trasformativa, riducendosi a meri gestori di servizi di welfare. Nel settore dell’accoglienza questo atteggiamento perpetua le criticità, senza offrire soluzioni strutturali. «Non servono slogan, ma un approccio serio, oggettivo e lungimirante, fondato su responsabilità condivise e regole certe, e un sistema che attiri operatori competenti e sviluppi nuove progettualità», ribadisce Belladitta di Azione.
È evidente la necessità di una riforma organica del modello italiano di accoglienza e integrazione: servono investimenti mirati, strumenti efficaci e soprattutto una visione di lungo periodo. Continuare a intervenire solo in emergenza significa riprodurre gli stessi problemi.
Nel frattempo, i Comuni non possono restare fermi. Devono monitorare i progetti. Pretendere trasparenza ed efficienza. Orientare le risorse verso soluzioni strutturali. Non restare passivi. Perché rischiano di essere lasciati soli a gestire emergenze con strumenti zoppi e partner inefficaci.
La situazione attuale è il frutto di anni di ritardi e scarsa programmazione. È tempo di affrontare il tema con responsabilità e realismo, per dare un nuovo orizzonte alle politiche di accoglienza e costruire finalmente un sistema che funzioni davvero. «L’accoglienza deve diventare un investimento per la comunità: inclusione, autonomia e sicurezza».