Le serre monumentali del Giardino dei Cedrati a Villa Pamphilj tornano a nuova vita grazie a un progetto sperimentale, sostenibile e innovativo di agricoltura idroponica. A inaugurarle l’assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma capitale Sabrina Alfonsi con Giovanna Barni, delegata di Coopculture per l’Associazione del Casale dei Cedrati e i rappresentanti dell’Associazione consortile che cura la gestione del Casale.
L’impianto – assicura l’assessorato – è stato realizzato nel pieno rispetto dello spazio storico delle due serre realizzate nella prima metà dell’Ottocento, parte di un più vasto progetto sistematico di coltivazione coperta all’interno della villa. Nella scelta del tipo di coltivazione è stato selezionato un innovativo sistema di cultura idroponica organica messo a punto, dopo sperimentazioni ultradecennali, dalla società H4O in collaborazione con il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università ‘La Sapienza’. “A poco meno di un anno dalla firma del Patto di Collaborazione stilato tra l’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente, Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale e l’Associazione del Casale dei Cedrati, le serre di Villa Pamphilj vengono restituite alla loro vocazione agricola con un progetto altamente innovativo che coniuga sostenibilità ambientale con il recupero di edifici di pregio storico a lungo abbandonati.
Siamo convinti che i patti di collaborazione tra l’amministrazione e le associazioni dei territori possano essere uno strumento efficace e partecipato per la gestione dei beni comuni e per la promozione di progetti di valorizzazione e di cura condivisa all’interno dei parchi e delle ville storiche della città” ha dichiarato l’assessora Alfonsi. “Il complesso Casale, Giardino e Serre rappresenta ormai, grazie anche al progetto di coltivazione idroponica, un modello di riuso innovativo e cooperativo di aree verdi e strutture antiche urbane, destinato non solo alla cura e alla fruizione comune, ma anche alla produzione culturale e agricola, entrambe all’insegna di tradizione, innovazione e rigenerazione di lavoro e di comunità”, ha aggiunto Giovanna Barni.
La coltivazione idroponica è una tecnica altamente ecosostenibile che non ha bisogno di suolo, nella quale il terreno è sostituito da un substrato inerte su cui le piante sono in sospensione e irrigate da una soluzione nutritiva composta dall’acqua e da concimi organici consentiti in agricoltura biologica, anziché fertilizzanti chimici sintetici. Questa installazione, oltre a garantire un’elevata qualità dei prodotti ortivi, è anche pienamente compatibile con le caratteristiche di pregio storico delle serre. Il sistema a ricircolo d’acqua consente un’ossigenazione costante e la distribuzione controllata dei nutrienti, oltre a ridurre significativamente il consumo energetico e idrico. Un sistema di sonde, monitorabile da remoto, rileva costantemente i diversi parametri dell’acqua: la temperatura, il grado di alcalinità/acidità, l’elettroconducibilità, la salinità, il potenziale di riduzione dell’ossidazione.
L’ottimizzazione di tutte le variabili consente, oltre a un’elevata qualità del prodotto, una crescita delle piante fino al 30% più rapida e una resa produttiva fino al 20% superiore rispetto ai metodi di coltivazione tradizionale. Eliminando il terreno, si riducono inoltre problemi legati alle malattie del suolo dovuti a parassiti e funghi patogeni. In questo modo il Giardino genererà una produzione costante di verdura di qualità, sempre fresca di raccolto a chilometro zero, e utilizzabile dalla caffetteria del Casale. Ancora una volta Casale dei Cedrati si conferma laboratorio di eccellenza per sperimentare una nuova integrazione tra bellezza, natura, cultura, welfare e tecnologia, coniugando tradizione, innovazione, qualità, efficienza, produttività e sostenibilità ambientale. Da qualche giorno è anche a disposizione dei visitatori, al punto informativo del Casale o su dispositivo mobile, una mappatura digitale per la fruizione del Parco tra memorie, narrazioni partecipate, informazioni storico-artistiche e botaniche, ma anche punto di ascolto e registrazione dei bisogni della comunità che ne conferma la funzione di hub del territorio a 360°