Trissino (VI)

Miteni a Trissino ha chiuso “baracca e burattini” ma i macchinari li ha acquistati l’India

Quando si dice che uno "si ferma al dito anziché guardare la luna": un detto che potremmo adattare anche alla vicenda ex Miteni

Miteni a Trissino ha chiuso “baracca e burattini” ma i macchinari li ha acquistati l’India

“Si ferma al dito anziché guardare la luna” è un detto che potremmo adattare anche alla situazione in cui ci troviamo a Vicenza dove da anni combattiamo contro la proprietà ed il management dell’ex Miteni di Trissino che consapevolmente avrebbero disperso reflui contaminati da Pfas che hanno inquinato uno dei bacini imbriferi più importanti d’Europa e lottiamo per la bonifica del territorio, mentre lasciamo che da sotto il naso la stessa proprietà, se non proprio gli stessi manager si vendano i macchinari industriali per mandarli a inquinare altrove.

Dove?

Niente poco di meno che in India.

Che facciamo, spallucce?

L’inquinamento è un problema finché tocca me e poi non più?
La discussione che si apre non finirebbe più, resta il fatto che la cosa ce la vengono a riferire quattro giornalisti d’inchiesta da Gianluca Liva, Filippo Tommasoli, Anna Violato e Marta Frigerio dalle pagine de “The Guardian” dove il 31 ottobre 2025 hanno pubblicato un’inchiesta sull’argomento Pfas, ex Miteni, inquinamento, effetti e tutto il resto.

Partiamo dal dito

Arpav il 23 ottobre 2025, ha pubblicato il rapporto 2024 sull’inquinamento delle acque sotterranee.
Se da un lato esso riporta la rassicurante lista di controlli dove l’unico rilievo riguarderebbe proprio il “il pennacchio del grafico” che si erge fuori dalla norma quando si arriva dalle parti di Trissino, tutto il resto non desterebbe preoccupazione.

La valutazione, infatti, ha interessato la qualità chimica di 293 punti di monitoraggio dove è stata analizzata un’ampia gamma di analiti.
Questa la sintesi: la maggioranza dei punti esaminati – 192 pari al 66% del totalenon presenta alcun superamento degli standard numerici individuati dalla Legge (D.Lgs. 152/2006) e, di conseguenza, è stata classificata con qualità buona.

Pfas

“Un elemento di rilievo è l’attenzione posta sulla emergenza PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche): sono stati riscontrati tre superamenti degli standard di qualità dovuti ai PFAS.
È un dato che, pur nella sua limitatezza, necessita di massima attenzione. A conferma della focalizzazione sulla zona critica, si evidenzia che entrambi i punti con superamento del valore soglia per almeno una sostanza si trovano nell’area del noto pennacchio di contaminazione con origine a Trissino (VI)”.

Altre criticità

Nonostante il quadro generale di buona qualità, il rapporto evidenzia alcune criticità localizzate: il 34% dei punti esaminati, pari a 101, mostra almeno una non conformità ed è classificato con qualità scadente.

È fondamentale comprendere – dicono dall’Arpav – l’origine di questi superamenti, sarebbe prevalentemente di origine naturale anche se, per quanto riguarda le sostanze di sicura origine antropica, le contaminazioni riscontrate più frequentemente e diffusamente sono quelle dovute ai pesticidi (37 superamenti).

Ancora sul dito

Ecco, mentre noi si osservava il fenomeno dell’inquinamento ambientale con il dito puntato sugli imputati al processo da poco conclusosi in Tribunale a Vicenza con condanne e sanzioni a carico degli inquinatori e si alzavano i toni sulla necessità di bonifica, quelli alla bonifica del vicentino, stavano effettivamente provvedendo a partire dallo smantellamento del fabbricato industriale.

Dove l’avranno mai spedito, sulla Luna?

“Dove andrà a finire l’impianto chimico che ha contaminato l’acqua potabile tra le province di Vicenza, Verna e Padova negli ultimi 30 anni?”

In India, ci dicono, appunto, quattro giornalisti italiani in una loro inchiesta pubblicata lo scorso 31 ottobre 2025 su “The Guardian”: l’ex Miteni è chiusa dal 2018, ma macchinari e brevetti sono stati acquistati e ricostruiti da un’azienda indiana a Lote, sulla costa occidentale dell’India.

La nuova fabbrica indiana è stata attrezzata – racconta il The Guardian – coi macchinari della ex Miteni responsabile del più grave scandalo ambientale italiano, causa lo sversamento di Pfas che ha inquinato la falda acquifera sulla quale insistono 350.000 persone.

La stampa inglese ci ricorda la condanna della corte d’assise di Vicenza dello scorso mese di giugno e le pene detentive comminate. Intanto, però, attrezzature, brevetti e “tutto il necessario per produrre Pfas” – dicono i citati reporter – ora si trovano nel Lote Parshuram: vasta area industriale immersa nel verde di quelle parti dove ha già cominciato a produrre prodotti chimici.

“The Guardian” ripropone poi i protagonisti e le loro ansie, sino alla meraviglia nello scoprire ciò che anche noi abbiamo appena letto e poi racconta del passaggio di mano degli impianti.

Da Trissino all’India

Non essendo nostra l’inchiesta, qui altro non faremo che riportare quanto riferito dai reporter italiani di “The Guardian”, e desumibile al link sopra riportato:

“Dopo il fallimento di Miteni, i suoi beni sono stati acquistati nel 2019 da Viva Lifesciences, una sussidiaria dell’azienda chimica indiana Laxmi Organic Industries, l’unico offerente all’asta pubblica.

All’inizio del 2023, tutte le attrezzature viaggiavano su navi merci dirette a Mumbai. Nel frattempo, Laxmi si vantava della sua nuova acquisizione con gli investitori. Le trascrizioni delle assemblee degli azionisti mostrano che il management di Laxmi ha minimizzato le preoccupazioni ambientali, con il suo presidente, Harshvardhan Goenka, che ha affermato che Miteni stava “facendo tutto legalmente e secondo gli standard europei”.

Goenka è uno dei tre membri del consiglio di amministrazione di Laxmi Organic Italy, azienda fondata nel 2021. Un altro è Antonio Nardone, l’ultimo amministratore delegato di Miteni, riconosciuto colpevole di inquinamento ambientale e falso in bilancio al processo di giugno e condannato a sei anni e quattro mesi di carcere. Secondo un ex dirigente di medio livello, che ha parlato a condizione di anonimato, Nardone si era recato in India per lavoro mesi prima del fallimento dell’azienda.

Sebbene Laxmi abbia acquistato gli asset di Miteni nel giugno 2019, la relazione di valutazione ambientale per la costruzione dello stabilimento di Lote mostra che a marzo 2018 l’azienda stava già pianificando di iniziare a produrre prodotti fluorurati compatibili con la gamma di prodotti di Miteni. Laxmi Organic Industries non ha risposto alle richieste di commento.

Entro il 2021, la strategia di Laxmi ha esplicitamente definito l’obiettivo di “conquistare la quota di mercato di Miteni” e diventare leader nella produzione di Pfas e prodotti chimici fluorurati. I registri di spedizione mostrano che, per ottenere l’approvazione sulla qualità dei prodotti chimici, nel 2024 Laxmi ha iniziato a inviare campioni ad aziende con precedenti rapporti commerciali con Miteni, tra cui BASF, Chemours, DuPont e FMC.

Dall’inizio del 2025, il sito di Laxmi a Lote Parshuram è pienamente operativo e produce prodotti chimici che saranno utilizzati in pesticidi, prodotti farmaceutici, coloranti, cosmetici e altri prodotti”.

Le indagini hanno dimostrato che i livelli di sostanze chimiche esenti da fluoro nell’ambiente sono allarmanti, soprattutto in prossimità dei siti di produzione. Tuttavia, sebbene l’attenzione internazionale sia in crescita, in India la questione non è ancora all’ordine del giorno.

La normativa in India non sarebbe così stringente

“Se esaminiamo le normative, il Pfas non è riconosciuto dal governo indiano ad oggi” – avrebbe affermato Rajneesh Gautam, chimico ambientale presso l’Università svedese di scienze agrarie – Gruppi di ricerca indipendenti in tutta l’India hanno condotto studi in diversi ambiti, ma questi studi hanno una portata limitata e sono ancora molto pochi”.

Italia nel mondo

Insomma, Miteni in Italia “ha chiuso baracca e burattini“, ma con l’esperienza ed il know-how consolidati a Trissino, continueranno a inquinare a Lote:

“Regione che ha già visto abbastanza distruzione ambientale”, ha detto Parineeta Dandekar, coordinatrice del “South Asia Network on Dams, Rivers, and People”, secondo la quale “Il distretto industriale di Lote Parshuram ha – appunto – una pessima reputazione dal puto di vista del rispetto per lambiente”.