L’amministrazione Trump ha lavorato segretamente, in consultazione con la Russia, per redigere un nuovo piano volto a porre fine alla guerra in Ucraina.
Così Axios, citando fonti sia statunitensi che russe, lancia lo scoop su un presunto accordo tra le due potenze per porre fine al conflitto.
Secondo fonti statunitensi e russe, la nuova amministrazione Trump sta portando avanti da settimane un intenso dialogo riservato con Mosca per definire un piano in 28 punti che possa chiudere definitivamente il conflitto. Il progetto, rivelato da Axios, rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi degli ultimi anni per sbloccare un conflitto che continua a costare vite umane e risorse economiche ai Paesi coinvolti e all’intera Europa.
Un’iniziativa che ricalca il metodo usato per Gaza
L’approccio nasce dall’esperienza che Trump considera un successo: la pressione diplomatica che ha portato a un accordo nella crisi di Gaza. Secondo le fonti, il piano segue una logica simile, con un negoziato rapido, diretto e basato su concessioni pragmatiche.
Un alto funzionario russo ha comunicato a Axios un cauto ottimismo: per Mosca, la differenza rispetto ai tentativi precedenti è che “questa volta la posizione russa viene realmente presa in considerazione”.
I quattro pilastri del piano
Sebbene i contenuti dettagliati non siano ancora stati diffusi, il progetto si articola in quattro macro-aree:
- Fine delle ostilità in Ucraina
- Garanzie di sicurezza reciproche
- Stabilità e sicurezza a lungo termine in Europa
- Ridefinizione dei rapporti futuri tra Stati Uniti, Russia e Ucraina.
Restano però irrisolti i nodi più delicati, come il controllo territoriale nell’Ucraina orientale. La Russia ha compiuto avanzamenti negli ultimi mesi, ma non ha ottenuto il livello di controllo che il Cremlino ambiva a includere in eventuali trattative.
Il ruolo degli emissari: Witkoff e Dmitriev al centro del dialogo
L’iniziativa è guidata da Steve Witkoff, imprenditore e stretto alleato di Trump, incaricato di definire una proposta strutturata. Dall’altra parte del tavolo c’è Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo e figura centrale nella diplomazia parallela di Mosca.

I due si sono incontrati a Miami dal 24 al 26 ottobre, durante tre giorni di riunioni intense per delineare il quadro generale dell’accordo.
Secondo Dmitriev, l’obiettivo è creare un pacchetto più ampio di una semplice tregua: una visione complessiva per “garantire un sistema di sicurezza duraturo in Europa, non solo per l’Ucraina”.
Il difficile coinvolgimento dell’Ucraina
Trump ha dichiarato più volte di voler porre fine rapidamente al conflitto, ma resta incerta la reazione di Kiev. In quest’ottica, Witkoff avrebbe dovuto incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in Turchia, ma la visita è stata rinviata.
Tuttavia, un colloquio preliminare si è svolto a Miami tra Witkoff e Rustem Umerov, consigliere per la sicurezza nazionale di Zelensky.

Tuttavia, Kiev non è all’oscuro della vicenda. Fonti ucraine hanno confermato di essere al corrente dei lavori in corso a Washington:
“Sappiamo che gli americani stanno preparando qualcosa”, ha detto un funzionario del Governo di Zelenksy, senza però aggiungere altro.
Il contesto geopolitico: la Russia avanza e l’Europa osserva
Mentre la diplomazia sotterranea avanza, Mosca rivendica nuovi successi sul campo, ritenendo che ciò rafforzi la propria posizione negoziale. Parallelamente, gli Stati Uniti hanno iniziato a illustrare il piano ai partner europei, consapevoli della necessità di ottenere un sostegno parlamentare e istituzionale sul continente.
Le capitali europee, finora allineate con Kiev, potrebbero guardare con interesse a un’iniziativa che promette stabilità, ma restano molte perplessità sul rischio di concessioni unilaterali alla Russia.
Cosa aspettarsi nelle prossime settimane
Dunque, cosa succederà ora? E con che tempi?
Secondo Dmitriev, l’obiettivo è avere un documento scritto pronto prima del prossimo incontro tra Trump e Vladimir Putin. Il proposto vertice di Budapest, inizialmente ipotizzato come sede del faccia a faccia, resta però in sospeso anche se dal Cremlino le posizioni si sono un po’ ammorbidite e le possibilità di un vertice tra i due presidenti ora sembrano in rialzo.
Dall’altra parte del globo, la Casa Bianca ritiene che le condizioni politiche e militari rendano ora realistico un negoziato:
“È il momento giusto per questo piano, ma le parti devono essere pragmatiche”, ha affermato un funzionario statunitense, ricordando anche ciò che si dice oramai da tempo, e cioè che un accordo necessariamente dovrà basarsi sulla volontà di entrambi i contendenti di concedere qualcosa all’altro.