Berlino diventa il nuovo epicentro diplomatico della guerra in Ucraina. Tra domenica 14 e lunedì 15 dicembre 2025 la capitale tedesca ospita un nuovo round di negoziati internazionali che potrebbero segnare una svolta nel conflitto. Al tavolo siedono la delegazione ucraina guidata dal presidente Volodymyr Zelensky, quella statunitense – con l’inviato speciale Steve Witkoff e Jared Kushner, genero di Donald Trump – e i principali interlocutori europei.
Oggi, lunedì 15 dicembre 2025, è attesa anche la premier Giorgia Meloni.
Zelensky a Berlino: “Garantire la sicurezza dell’Ucraina”
“Sono già in Germania. Oggi incontrerò la delegazione negoziale americana”, ha scritto Zelensky su X, spiegando che i colloqui saranno incentrati sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, affinché “l’esperienza del Memorandum di Budapest e l’invasione russa non si ripetano mai più”.
Ad accogliere le delegazioni alla Cancelleria è stato il cancelliere tedesco Friedrich Merz, insieme al comandante supremo delle forze Nato in Europa, il generale statunitense Alexus Grynkewich.
“Vogliamo una pace duratura in Ucraina. Abbiamo davanti questioni difficili, ma siamo determinati ad andare avanti”, ha dichiarato Merz, sottolineando che “gli interessi ucraini sono anche interessi europei2.
Financial Times: Kiev pronta a rinunciare alla Nato
Secondo quanto riportato dal Financial Times, Zelensky si sarebbe detto disposto a rinunciare alla richiesta di adesione alla Nato, un passo significativo pensato per sbloccare l’impasse diplomatica e favorire un accordo di pace.
La rinuncia, tuttavia, sarebbe subordinata a garanzie di sicurezza vincolanti. In una conversazione con alcuni giornalisti su WhatsApp, il presidente ucraino ha spiegato:
“Parliamo di garanzie di sicurezza bilaterali tra l’Ucraina e gli Stati Uniti, sul modello dell’Articolo 5, oltre a impegni da parte dei nostri partner europei e di Paesi come Canada e Giappone”.
“Le parti si fermino dove sono”: l’ipotesi cessate il fuoco
Zelensky ha aperto anche alla possibilità di un cessate il fuoco basato sul congelamento delle attuali posizioni militari.
“L’unica opzione giusta e possibile è che le parti si fermino dove sono e poi cerchino di risolvere le questioni più ampie attraverso la diplomazia”, ha affermato.
Il leader ucraino ha però respinto l’ipotesi – circolata negli ambienti diplomatici statunitensi – di un ritiro unilaterale delle truppe ucraine dalla cosiddetta “cintura delle fortezze” nel Donbass.
“Se le truppe ucraine si ritirassero di cinque o dieci chilometri, perché le forze russe non dovrebbero fare lo stesso nei territori occupati?”, ha osservato, definendo la questione estremamente delicata e ancora senza risposta.
Il ruolo degli Stati Uniti e dell’Europa
La presenza a Berlino di Witkoff e Kushner, indicati da Donald Trump come negoziatori di riferimento, segnala un rinnovato attivismo diplomatico statunitense, mentre l’Europa – con la Germania in prima linea – cerca di mantenere un ruolo centrale nel processo di pace.
“Abbiamo iniziato il nostro incontro”, ha scritto Zelensky su Facebook, pubblicando una foto della delegazione ucraina insieme ai rappresentanti americani ed europei. Un segnale che, al di là delle difficoltà, il dialogo resta aperto.

Un negoziato complesso ma decisivo
I colloqui di Berlino si svolgono in un momento cruciale del conflitto. La disponibilità dell’Ucraina a rivedere la propria posizione sulla Nato rappresenta una concessione politica rilevante, ma il nodo delle garanzie di sicurezza resta centrale.
L’esito dei negoziati dipenderà dalla capacità di Stati Uniti ed Europa di offrire a Kiev impegni credibili e duraturi, in grado di bilanciare le richieste di Mosca e aprire la strada a una pace stabile nel cuore dell’Europa.