L’Ordine delle psicologhe e degli psicologi liguri aderisce al presidio per il cessate il fuoco immediato a Gaza
Contro il genocidio di Gaza

Genova, 8 luglio 2025 - L’Ordine delle psicologhe e psicologi della Liguria aderisce al presidio convocato mercoledì 9 luglio alle ore 18 in piazza Pertini, a Genova, da attivisti e alle attiviste de “L’Ora del Silenzio per la Pace” e “Musica contro il silenzio”, per chiedere alle istituzioni competenti di agire per un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e per la fine dei rapporti economici tra l’Italia e il governo israeliano, fin quando sarà in atto il genocidio sotto gli occhi di tutti, condannata anche da figure illuminate appartenenti al mondo ebraico, fuori e dentro Israele.
Da ormai 20 mesi, infatti, la comunità internazionale assiste inerte a bombardamenti ininterrotti sulla Palestina. Si contano più di 53.822 vittime civili al 22 maggio, di cui più di 15.000 bambini, oltre 122.000 feritie l’80% della popolazione è sfollata. Quello che sta succedendo è una violazione sistematica dei diritti umani che prevede, oltre alla distruzione di vite civili e attacchi alla dignità umana, la distruzione deliberata del sistema sanitario, il blocco dell’accesso agli aiuti umanitari – inclusi cibo, acqua e medicinali – all’interno della Striscia, l’uso della fame come mezzo di coercizione e l'impedimento dell'uscita della popolazione palestinese da Gaza, in cui è stata reclusa e bombardata.
«Anche se lontani, il trauma attraversa anche noi, popolazione occidentale: come cittadine e cittadini, come professionisti e professioniste della salute – dichiara la presidente dell’Ordine, Claretta Femia – viviamo una realtà in cui il senso di impotenza, frustrazione, dolore e colpa crescono ogni giorno. La sensazione di non poter fare nulla ci paralizza e il rischio della normalizzazione e dell’assuefazione alla violenza a cui assistiamo rappresenta una ferita indelebile nel nostro senso di umanità collettiva. Ma possiamo fare qualcosa. Possiamo unirci, ritrovarci, ribadire quello che, come professionisti e professioniste della salute mentale, ben sappiamo: l’effetto della violenza, oltre che sui corpi, produce un effetto devastante sulle menti e si trasmette nel tempo, mangiandosi il futuro delle generazioni a venire».
«Il mese scorso – aggiunge il vicepresidente Francesco Durand – l’Ordine ha aderito all’appello nazionale “Sanitari per Gaza”, condividendone pienamente il messaggio sul dramma umanitario in corso e sulla responsabilità collettiva nell’affermare una cultura della pace, dei diritti e della cura. Come Consiglio dell’Ordine delle psicologhe e psicologi della Liguria non possiamo accettare che ad oggi, nel 2025, si pensi ancora che la guerra possa rappresentare il mezzo principale cui ricorrere per affrontare tensioni politiche, sociali, culturali e religiose. È incostituzionale, assurdo e nuoce gravemente alla salute mentale della collettività, a partire dai più giovani. Oggi lo ribadiamo dopo unanime indignazione all’interno del nostro Consiglio e faremo in modo che sul fronte esterno questo presidio non rimanga un atto isolato, ma l’inizio di un impegno più profondo e continuativo».
In particolare, gli psicologi liguri intendono organizzare momenti formativi e pubblici, con il contributo del Gruppo di lavoro in Etnopsicologia e dei tanti iscritti formati su questi temi, per approfondire argomenti come trauma collettivo e transgenerazionale, diritti umani e giustizia sociale, trauma di guerra e migrazione, decostruzione/ampliamento di concetti clinici che meglio comprendano storie di sopruso, colonialismo e disumanizzazione. Perché come dice Samah Jabr, psichiatra palestinese: «Non c’è nulla di ‘post’ nel nostro trauma. Il trauma in Palestina è continuo, strutturale. L’occupazione è un attacco alla salute mentale. Il trauma invade la vita quotidiana, i legami, l’identità collettiva».
I professionisti dell’Ordine, sostenuti dalle consigliere Pederzolli, Battaglia, Pace, Pasino e dal consigliere Cai, si rendono inoltre disponibili a porsi in ascolto degli sfollati della Striscia e della Cisgiordania presenti sul territorio ligure, delle persone con background migratorio palestinese, e degli operatori e delle operatricia contatto diretto con traumi gravi e ripetuti. Il fine ultimo è quello di provare a costruire spazi di ascolto, supporto e alleanza, basati su un’etica della cura attenta al contesto e alla memoria storica.
L’Ordine delle psicologhe e delle psicologhe della Liguria ringrazia con profonda stima giornaliste e giornalisti, attiviste e attivisti, collettivi, associazioni e realtà della società civile che, in questi mesi, hanno mantenuto alta l’attenzione, denunciando l’orrore in corso, spesso a rischio del proprio lavoro, consenso e sicurezza personale, in un contesto mediatico e politico spesso ostile o silente. È anche grazie al loro lavoro costante se oggi l’opinione pubblica sta cambiando e cresce la consapevolezza che non si può più tacere. Un ringraziamento particolare va anche a tutte le professioniste e i professionisti della cura che hanno prestato, e continuano a prestare, servizio diretto nelle zone di guerra, offrendo sostegno psicologico, sanitario e umano in condizioni estreme, rappresentando la parte più generosa, etica e resistente del nostro lavoro.