La tregua tra Israele e Gaza sembra reggere, almeno per il momento, con i primi segnali concreti di cooperazione sul fronte degli scambi di ostaggi (in copertina, consegna dei corpi).
Nelle ultime ore Hamas ha restituito tre corpi di cittadini israeliani (ma con un colpo di scena delle ultime ore), mentre Tel Aviv ha rilasciato 30 detenuti palestinesi, in un gesto che apre spiragli per ulteriori negoziati.
La tregua regge, ma la situazione rimane delicata
Nonostante il passo avanti, la situazione rimane delicata: secondo le autorità israeliane, restano ancora otto salme di ostaggi da restituire, mentre le tensioni nella Striscia di Gaza continuano a rendere precario ogni accordo.
L’iniziativa riflette uno sforzo diplomatico ancora in corso, in cui entrambe le parti cercano di bilanciare pressioni interne e aspettative internazionali, mantenendo viva la possibilità di un dialogo più stabile.
In base alla tregua, Israele è tenuto a restituire 15 resti palestinesi per ogni ostaggio deceduto reso da Hamas. Ieri, il movimento islamista ha in effetti consegnato le spoglie di Amiram Cooper, 85 anni, e Sahar Baruch, 25 anni.
Con i trasferimento di queste ultime ore, il numero di resti riportati a Gaza sale a 225.
Gli attacchi israeliani vicino alla “linea gialla”, intanto i bambini di Gaza tornano a scuola
Ad ogni modo a Gaza gli aiuti umanitari continuano ad arrivare nonostante i bombardamenti israeliani segnalati in tutta la Striscia.
E’ quanto ha riportato il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric, nel corso dell’incontro con i media.
Secondo quanto illustrato, alcuni attacchi hanno avuto luogo nei giorni scorsi nell’area vicina alla cosiddetta “Linea Gialla” che indica la linea che le Forze di Difesa israeliane hanno iniziato a tracciare all’interno di Gaza, come parte dell’accordo di cessate il fuoco.
Secondo fonti locali, questi attacchi hanno provocato vittime.
Nel frattempo, dopo ormai due anni a Gaza sta riprendendo lentamente l’attività per riportare i bambini a scuola, dopo oltre due anni di stop.
L’Onu sta predisponendo il piano per più di 630.000 bambini in età scolare.
Le Nazioni Unite stanno lavorando alla ristrutturazione di oltre novanta aule a Deir al-Balah e Khan Younis, su più di duemila che necessitano di interventi in tutta la Striscia di Gaza.
Il colpo di scena delle ultime ore: tre corpi consegnati da Hamas non sono di ostaggi
Nel frattempo, in queste ultime ore una scoperta comunicata dalla Croce Rossa potrebbe alimentare nuovamente qualche tensione.
I resti, definiti “parziali”, di tre persone restituiti da Hamas a Israele nelle ultime ore attraverso l’organizzazione internazionale non appartengono a ostaggi israeliani: lo scrive il Times of Israel, citando le autorità preposte all’identificazione dei cadaveri.
A escludere che i resti parziali appartengano a ostaggi israeliani sono stati i test sul Dna condotti da Abu Kabir presso l’Istituto di Medicina Legale, scrive a sua volta il Jerusalem Post.
Così si legge in una nota della Croce Rossa:
“Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr), in qualità di intermediario neutrale, ha assistito questa sera, su richiesta e con l’approvazione di entrambe le parti, la restituzione dei resti di tre corpi alle autorità israeliane. Il processo di identificazione è di competenza delle autorità competenti in Israele e sarà da loro effettuato”.
Giovedì sera Hamas, sempre tramite la Cicr, aveva riconsegnato i cadaveri degli ostaggi uccisi Amiram Cooper e Sahar Baruch.
Il salvacondotto Usa ad Hamas, se ne torna a parlare
Se ne era parlato già tempo fa, circa un mesetto addietro, ora la soluzione proposta dagli stati Uniti sembra essere tornata di attualità.
Ovvero, in queste ore, fonti diplomatiche statunitensi hanno rilanciato l’ipotesi di un salvacondotto negoziato dagli Usa per membri di Hamas.
Si tratterebbe di una soluzione volta a facilitare il ritorno dei corpi e la gestione degli ostaggi in sicurezza, senza ulteriori escalation.
L’indiscrezione, in realtà non è stata confermata ufficialmente, ma evidenzia come Washington stia cercando di giocare un ruolo di mediazione tra le parti, tentando di consolidare la tregua attraverso strumenti sia politici sia pratici.
Resta comunque alto il rischio di rottura dell’accordo: le tensioni interne a Gaza e le pressioni di Israele sugli ostaggi mantengono la situazione precaria.
La scoperta che gli ultimi tre corpi consegnati non sarebbero ostaggi, potrebbe non aiutare a consolidare questo clima di tregua e collaborazione.
L’idea di Bertolaso: un ospedale italiano a Gaza
Nel frattempo, l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso ha lanciato la proposta di inviare l’Ospedale degli Alpini a Gaza.

Lo ha fatto a margine della Fiera di Bergamo, dove ieri si sono celebrati i 40 anni della struttura sanitaria delle Penne Nere:
“Se Governo e autorità internazionali ci daranno il via libera, siamo pronti. Mettere a disposizione uomini, mezzi e competenze potrebbe rappresentare un aiuto concreto per una popolazione in difficoltà”.
E ancora:
“Ogni volta che è sorta un’emergenza, dall’epidemia di Covid alle grandi manifestazioni internazionali, fino ai terremoti di San Giuliano di Puglia e L’Aquila, gli Alpini hanno sempre risposto con competenza, passione e spirito di squadra. Dalle missioni in Armenia e Ossezia allo tsunami del Sud-Est asiatico nel 2005, l’Ospedale da Campo è diventato un simbolo di servizio e solidarietà alpina”.
Nato nel 1985, a seguito delle esperienze della Protezione Civile dopo il terremoto del Friuli, l’Ospedale da Campo degli Alpini è oggi una struttura in grado di intervenire rapidamente in qualsiasi contesto di crisi, in Italia e all’estero, grazie a un’organizzazione che integra medici, infermieri e volontari altamente qualificati.