Pianura e società trasformate: centri medi laboratori per trovare soluzioni alle nuove sfide. Questo è quanto emerso dal convegno organizzato dal circolo del Pd di Caravaggio sabato 25 ottobre all’auditorium di San Bernardino.
Il convegno del Pd in San Bernardino
Il convegno, oltre al fuori programma dovuto all’incursione del sindaco Claudio Bolandrini, ha offerto spunti di riflessione.
“Un’assemblea pubblica per dare voce a tutti in modo da avere un’idea da più punti vista rispetto a quello che è una comunità che abita una città di pianura, e rispetto a quello di cui ha bisogno” secondo gli intenti del segretario del circolo del Pd Mirko Gatti, che ha fatto gli onori di casa. Il primo a intervenire durante la mattinata è stato il segretario provinciale Gabriele Giudici, finito suo malgrado sui carboni ardenti dopo il “caso Matilde Tura”, accusato da una parte del suo partito di avere consegnato Caravaggio nelle mani del centrodestra e di mettere a rischio l’alleanza con gli azzurri in Provincia, dove – è bene ricordarlo – al governo c’è un presidente di centrosinistra sostenuto anche da consiglieri delegati di centrodestra. E siamo a ridosso delle elezioni (si terranno all’inizio dell’anno prossimo ndr.). D’altra parte non sembra essere un caso che dopo lo “strappo” di Caravaggio il centrodestra abbia deciso di presentarsi unito ovunque, pensionando di fatto l’esperimento di convivenza. E martedì 14, al termine di una riunione del CdA dell’ente guidato dal presidente Ivan Tassi, forzista e sindaco di Misano, è stata votata a maggioranza la revoca dall’incarico di segretario generale del Dem Gabriele Riva, ex sindaco di Arzago ed ex segretario provinciale del Pd (che sabato era seduto fra il pubblico). Anche questo non sembra un caso.
Gabriele Giudici: “Pianura trasformata, obiettivo coesione sociale”
“Negli ultimi anni il territorio della pianura ha subito trasformazioni decisamente forti un tempo vocata all’indirizzo principalmente agricolo e anche zona depressa dal punto di vista economico. Penso al settore logistico e ad altre esperienze economiche che hanno modificato le nostre comunità. Le città sono tornate ad essere protagoniste, con rinnovata capacità di attrarre ma producendo anche tutte una serie di marginalità ed è compito del Pd cercare di ricucire e creare legami nelle comunità. La pianura vive una mobilità molto elevata, nuovi residenti arrivano e si spostano, e dobbiamo pensare a come chi si trasferisce in una comunità non la identifichi solo come un posto in cui stare, dormire, ma come un posto in cui abitare. Questa è la sfida più importante da affrontare. Lo si vede anche in merito al fenomeno dell’immigrazione e della povertà lavorativa. In alcune aree il territorio, spesso piccoli paesi, è ridotto a un crogiolo di tangenziali, rotonde, centri storici morenti, circondati da villette a schiera che fungono da dormitori. Fondamentale è ripartire dalle persone, obiettivo coesione sociale e agire, non abbandonare il territorio al suo destino. Oggi parte da Caravaggio un laboratorio che si rivolge alle città medie e a realtà che seppur piccole fungono da centro per tenere alti determinati valori, idee e prospettive a prescindere da contesti politici che possiamo non condividere, chiamando a raccolta tutte le persone che credono in questo tipo di società. Dobbiamo essere la luce e portare avanti un certo tipo di politica”.
Davide Casati: “Comunità di pianura sull’esempio di quelle montane”
“La dimensione della città media, come Caravaggio, è ottima per provare a sperimentare alcune risposte alle enormi sfide che abbiamo davanti perché, se nella grande città capoluogo è molto complicato mettere a terra soluzioni perché il rapporto con i cittadini è più distante, allo stesso tempo nei piccoli Comuni spesso manca una struttura amministrativa e tecnica che può supportare la buona volontà di sindaci, assessori e consiglieri. La dimensione media consente invece di essere efficaci nelle risposte. Il Pd, per costruire i programmi del futuro, deve partire dal ruolo delle città medie, tenendo conto dei dati oggettivi, che fanno tremare i polsi: viviamo in una Regione che ha 10 milioni di abitanti in cui, nel giro di 20 anni, gli over 85 dal 3,8% di oggi passeranno all’8,2%. Tre milioni di lombardi convivono con almeno una cronicità, molti con più d’una. Settecentomila non sono autosufficienti, le famiglie unipersonali passeranno dall’attuale 34% al 39%, sempre in 20 anni. Quindi popolazione più fragile, con bisogni che crescono in un contesto di risorse più scarse. Dovremo inventare progetti innovativi altrimenti non reggeremo. Pensiamo al tema dell’housing sociale, oggi la Regione non ha una visione di costruzione e stanziamento risorse. Penso al tema della disabilità, con le autocertificazioni che continuano ad aumentare, ma il budget è sempre quello. Bisogna ripensare al modello dell’assistenza educativa scolastica che non è più sostenibile: la città media può diventare il perno su cui ruotano i Comuni più piccoli a livello di ambito per rivedere alcuni servizi anche a livello sperimentale. Penso al ruolo della città media per il Terzo settore per costruire il welfare di comunità, vale a dire mettere insieme risorse pubbliche e private e realizzare modelli di presa in carico nuovi. C’è poi il tema dell’accesso alla casa, non solo per le case Aler e quelle popolari con migliaia di alloggi di Regione sfitti che impongono un’inversione di tendenza, ma anche per le giovani generazioni che vivono con stipendi da fame. Servono politiche abitative in cui Comune, Terzo settore e Regione provino a sperimentare forme di housing vero. Quanto allo sviluppo urbanistico e alla pianificazione: deve passare dalle città medie, che devono tenere la regia con i Comuni piccoli, redigendo i Pgt insieme, in modo coordinato. Altrimenti chi vuole costruire si sposta dove è più facile: pensiamo all’invasione delle logistiche e adesso tocca ai data center. La Regione è arrivata tardi con la normativa ma se è stata fatta una legge l’anno scorso è anche merito del Pd. Regole per uno sviluppo ordinato, le città medie devono agire come ambito. Oggi c’è una risoluzione in Consiglio regionale che si occuperà delle ‘Comunità di pianura’ sull’esempio di quelle montane, che consente di intercettare risorse pubbliche per fare politiche specifiche, tenuto conto delle peculiarità geografiche e demografiche”.
Giorgio Gori: “Nelle città medie i cambiamenti si possono agire con più efficacia”
“Le città medie sono il luogo in cui cambiamenti e trasformazioni si possono agire con più efficacia: rispetto alle grandi metropoli è più facile gestirli e rispetto ai piccoli centri c’è un capitale sociale mediamente superiore che consente di realizzarli. L’allungamento della durata della vita e la forte riduzione della natalità insieme stanno cambiando la forma della nostra società, ridotta anche la consistenza dei nuclei familiari. L’attrattività di una città è la forza che bilancia il rischio di perdita di popolazione, mantenendo viva la comunità. Ci sono poi il tema della sostenibilità e dell’inclusività. Questi tre temi definiscono un orizzonte di lavoro molto valido su cui le città medie possono registrare risultati, e fare da modello per le città più grandi di loro”.
