Il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi è tornato a parlare della sconfitta dell’Italia contro la Norvegia a Radio Rai: “La Norvegia è più forte, è una questione di metodo e modello, non solo di Dna. Perché 15 anni fa dicevamo che era una partita semplice, oggi non ci sono più le squadre cuscinetto. Sono più prestanti, più freschi mentalmente, saltano l’uomo e noi no. Ma a noi interessa solo che l’Italia vada ai mondiali, facciamo una tregua dalle critiche e aiutiamo i ragazzi. Preoccupato? No, perché possiamo farcela, dobbiamo tirar fuori quello che non abbiamo visto sempre”.
Poi ancora sulla partita di domenica sera Abodi prova a trasmettere fiducia in vista dei play-off di marzo:
“Quando si vince si è tutti felici, quando si perde così ci sono mille recriminazioni. Soprattutto quando si perde in casa 4-1 contro la Norvegia. L’ennesima volta che perdiamo a Milano, però c’è sempre una speranza, guardo sempre gli aspetti positivi: un primo tempo più che dignitoso e la prospettiva di un ingresso al Mondiale che ancora ci giochiamo. Dobbiamo fare in modo che questa prospettiva sia un elemento di fiducia. Prima delle partite dell’Italia in casa, la Federazione manda in onda la canzone storica ‘Un amore così grande’, di fronte ad un amore così grande è chiaro che ci si senta traditi. Ma bisogna coltivare la speranza che possa riaccendersi qualcosa in campo e sono convinto che possiamo farcela”.
Altro argomento molto dibattuto su cui si è soffermato il ministro è la possibilità che Gattuso possa incontrare i giocatori prima delle partite di marzo:
“Sono a favore dello stage a febbraio: è interesse comune che gli azzurri vadano al Mondiale. Sono convinto che si troverà un’intesa, a febbraio ci sarà questo stage. Gli altri lo fanno con un approccio diverso, noi invece abbiamo questa capacità di metterci i bastoni tra le ruote da soli”.
Infine Abodi ha parlato dei possibili cambiamenti nelle metodologie di allenamento dei settori giovanili e ha fatto il punto sugli stadi in vista degli Europei del 2032 che vedranno l’Italia in veste di Paese organizzatore insieme alla Turchia:
“È strano che si fatichi ad emergere nel calcio. Viene dato poco spazio ai giovani italiani, evidentemente dobbiamo fare un esame di coscienza. Non è che da qui a marzo possiamo cambiare le cose, ma dobbiamo capire che nei momenti di difficoltà bisogna presidiare l’obiettivo immediato e al tempo stesso programmare il futuro. Negli ultimi vent’anni il calcio ha sacrificato il talento. C’è molta più attenzione alla funzionalità del gioco piuttosto che al talento. Forse va rivisto anche il modello tecnico”.
“In questi tre anni sono stati investiti un miliardo e seicento milioni di euro per le infrastrutture sociali e di base. Vogliamo che lo sport sia per tutti, come da Costituzione. Si è chiusa la stagione del prendere atto che gli stadi italiani non siano all’altezza di quelli internazionali. Il progetto che il Governo ha messo in piedi riguarda dodici stadi, che stanno concorrendo per Euro 2032 e c’è un commissario straordinario come Massimo Sessa. Non c’è alcun rischio di perdere Euro 2032, non capisco neanche questo allarme che non rappresenta la realtà. Tre stadi ci sono, due si aggiungeranno sulla base di una competizione tra tutti i candidati. Stiamo mettendo in campo un’operazione di sistema: ognuno sarà messo nella condizione di superare le pastoie della burocrazia e di avere supporti finanziati non a fondo perduto ma con investimenti che lo Stato farà in tutti i progetti stadio”.