A Torino cresce la popolazione straniera e i quartieri diventano sempre più multiculturali

Gli stranieri sono ormai il 16% dei residenti: dalle periferie nord alle nuove comunità in espansione, ecco come si ridisegna la città

A Torino cresce la popolazione straniera e i quartieri diventano sempre più multiculturali

Torino è una città sempre più multiculturale, dove cresce la popolazione straniera e cambia, anno dopo

A Torino cresce la popolazione straniera

Il capoluogo del Piemonte si conferma una città sempre più cosmopolita, nella quale la presenza di cittadini stranieri continua a crescere e a trasformare il volto del suo territorio. Secondo gli ultimi dati diffusi, gli stranieri residenti sono oggi 139.344, pari al 16% della popolazione totale.

In soli quattordici anni si registra un incremento di oltre 10 mila persone, un dato che sottolinea come il capoluogo piemontese sia ormai una vera e propria “città del mondo”.

Il fenomeno migratorio, come spiega la professoressa Tiziana Caponio, docente di Dinamiche e politiche dell’immigrazione all’Università di Torino, non rappresenta soltanto una sfida, ma anche un’importante risorsa.

«L’arrivo di nuove comunità – ha affermato, analizzando i nuovi dati – porta con sé energie sociali e culturali che arricchiscono la città». Un esempio concreto è il quartiere San Paolo, un tempo considerato quasi un “dormitorio” e oggi reso più vitale e attrattivo dalla presenza di numerosi sudamericani. La crescita più evidente si registra però nelle periferie nord, dove la componente straniera è più consistente. Barriera di Milano è il quartiere con la maggiore concentrazione, con circa 19 mila residenti non italiani, seguita da Aurora (11 mila) e Borgo Vittoria (poco più di 9 mila). All’estremo opposto, Borgo Po e Cavoretto restano le zone meno multietniche, con appena 1.700 stranieri.

Le comunità più numerose

La comunità romena si conferma la più numerosa, con 42.887 residenti, pur registrando un leggero calo rispetto all’anno precedente. Seguono i marocchini (15.092 persone) e i peruviani (8.331), questi ultimi in forte crescita e particolarmente presenti nei quartieri di San Paolo, Cenisia e Pozzo Strada. I cinesi (7.784) si concentrano invece soprattutto a Barriera di Milano, Falchera e Regio Parco, mentre nigeriani (6.580) e albanesi (5.286) risultano distribuiti in diverse aree del nord cittadino.

Il caso della circoscrizione 6

Nel complesso, la Circoscrizione 6 – e in particolare nelle zone di Barriera di Milano, Falchera e Regio Parco – si distingue come la più multiculturale di Torino: qui gli stranieri rappresentano oltre un quarto degli abitanti (27%), un valore ben superiore alla media cittadina. Ma la multiculturalità torinese non è solo un fatto statistico: si riflette (e non poco) anche nella vita di tutti i giorni. Purtroppo, oltre alle botteghe etniche, alle insegne in arabo o spagnolo lungo corso Giulio Cesare, ai mercati profumati di spezie e i ristoranti sudamericani, non mancano le criticità legate all’inclusione e al rischio di isolamento nei quartieri dove la fragilità economica è già diffusa.

E questa è una situazione ben nota agli abitanti della periferia nord, che devono convivere, quotidianamente, con le problematiche che i fenomeni migratori comportano.

E parliamo ancora una volta di scippi, spaccio e criminalità diffusa, in tutte le ore del giorno. I problemi di marginalità, secondo gli ultimi studi, riguardano soprattutto i gruppi stranieri arrivati più di recente. Ma quando l’integrazione funziona, l’immigrazione diventa un motore di innovazione culturale e sociale, capace di rendere Torino una città più aperta e dinamica.