Nel processo per l’uccisione di Younes El Boussettaoui, la difesa dell’ex assessore di Voghera Massimo Adriatici ha chiesto l’assoluzione sostenendo che lo sparo avvenne durante un blackout mentale e in legittima difesa. La Procura, che contesta l’omicidio volontario, ha invece chiesto una condanna a 11 anni e 4 mesi.
Caso Adriatici, la difesa chiede l’assoluzione
Non un gesto volontario, ma una reazione istintiva maturata in una condizione di totale alterazione psichica. È su questa linea che si gioca la partita processuale di Massimo Adriatici, ex assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera, imputato per omicidio volontario per la morte di Younes El Boussettaoui. Secondo la difesa, il colpo che uccise il 39enne la sera del 20 luglio 2021 fu esploso durante un “blackout mentale” che renderebbe l’imputato non punibile.
A sostenere questa tesi è stato l’avvocato Luca Gastini, che martedì 16 dicembre 2025 ha concluso un’arringa durata oltre tre ore davanti al giudice Luigi Riganti. Il legale ha chiesto l’assoluzione dell’imputato, invocando una condizione di “incapacità naturale” al momento dei fatti e ribadendo che l’episodio debba essere inquadrato come legittima difesa, seppur non coscientemente elaborata.
Adriatici, 51 anni, è accusato di aver esploso un colpo con una Beretta calibro 22 che colpì a morte El Boussettaoui in piazza Meardi, nel centro di Voghera.
Secondo processo
Il procedimento in corso rappresenta il secondo capitolo giudiziario della vicenda. Il primo processo, celebrato per eccesso colposo di legittima difesa, si era concluso senza sentenza nel novembre dello scorso anno. In quell’occasione, la giudice Valentina Nevoso aveva disposto la trasmissione degli atti alla Procura, chiedendo la riqualificazione dell’accusa in omicidio doloso. Da qui la nuova imputazione e il nuovo giudizio, celebrato con rito abbreviato.
La precedente udienza
Nella precedente udienza, il 26 novembre 2025, il procuratore Fabio Napoleone aveva chiesto una condanna a 11 anni e 4 mesi di reclusione per Adriatici. Una richiesta severa che la difesa tenta ora di smontare punto per punto.
La difesa ha infatti contestato la solidità dell’accusa, sottolineando la presenza di ricostruzioni alternative e divergenti nel corso dell’iter giudiziario. I legali delle parti civili hanno ribadito la contrarietà alla tesi difensiva, ritenendo non sostenibile l’ipotesi del blackout mentale già avanzata nel precedente procedimento e giudicandola priva di fondamento giuridico.
Le prossime tappe
Il processo proseguirà il 23 gennaio 2026, quando prenderà parola l’altro difensore di Adriatici, l’avvocato Carlo Alleva. Non è ancora stata fissata la data dell’udienza conclusiva, nella quale potrebbero esserci le repliche e, infine, la sentenza. Una decisione attesa che dovrà fare chiarezza definitiva su uno dei casi giudiziari più discussi degli ultimi anni a Voghera.