Roma (RM)

Ancora morti in carcere, il Vaticano: “Si apra ad alternative”

Quattro morti in 24 ore nel giorno del Giubileo dei detenuti, uno dopo mesi di agonia

Ancora morti in carcere, il Vaticano: “Si apra ad alternative”

Quattro morti in 24 ore, nel pieno del Giubileo dei detenuti, riportano al centro dell’agenda nazionale l’emergenza carceraria. Una donna stroncata da un’overdose al carcere femminile di Rebibbia a Roma e una ricoverata in ospedale. Un uomo suicida a Viterbo, mentre un altro si toglieva la vita nel carcere di Lecce. E un uomo di 45 anni di Formia, deceduto a Tor Vergata dopo mesi di coma e travagliati periodi in riabilitazione per un pestaggio subito mentre era detenuto a Rebibbia.

Un quadro impietoso che ha spinto il Vaticano a un appello esplicito: aprire finalmente ad alternative alla detenzione, riprendendo l’invito di papa Francesco a misure di clemenza e amnistia. “Ho appreso della morte di una donna nel carcere di Rebibbia proprio mentre con diversi magistrati avevamo iniziato un convegno sulle carceri, abbiamo osservato un minuto di silenzio anche per una riflessione – ha raccontato monsignor Rino Fisichella – questa è una notizia veramente triste che ci porta però ancora una volta a verificare qual è lo stato di disagio, sofferenza, mancanza di dignità in cui vivono i detenuti”. Da qui l’appello: “Almeno in questo anno giubilare si possano spalancare prospettive che portino a ciò che papa Francesco chiedeva: forme di amnistia e liberazione”.

Un invito che ha trovato eco nelle parole del Garante regionale Stefano Anastasìa, che ha denunciato istituti “attraversati da morte e disperazione” e chiamato in causa direttamente il governo: “La responsabilità politica del ministero della Giustizia non può restare silente né rinviare tutto alle calende greche dell’edilizia penitenziaria: intanto la gente muore e non si vedono segni di speranza”. Una richiesta che si inserisce nel più ampio appello a riportare la questione carceraria al cuore del dibattito pubblico, tra misure alternative, interventi strutturali e riduzione del sovraffollamento.

Nel Lazio per Anastasia, i tre morti in poche ore sono solo la fotografia dell’emergenza: “secondo Ristretti Orizzonti, nel 2025 i decessi in carcere sono già 223 (76 suicidi), mentre nel Lazio i morti sono 19, con un tasso di affollamento regionale al 149% e punte del 177% a Viterbo”, ha ricordato il garante. Accanto al tema delle condizioni detentive, il sindacato di polizia penitenziaria ha lanciato l’allarme sul traffico di droghe negli istituti.

“Siamo all’ennesimo caso di overdose – ha affermato il segretario Aldo Di Giacomo -. Il mercato della droga si è evoluto e il personale non è in grado di contrastarlo con organici così ridotti”. Questa mattina, davanti a Rebibbia, anche i “Giochi della Speranza” sono stati rinviati in segno di lutto. “Un modo per onorare la memoria della detenuta”, ha spiegato Daniele Pasquini della Fondazione Giovanni Paolo II, promettendo che l’iniziativa verrà riprogrammata.

Sul fronte politico, la questione carceraria ha acceso il dibattito nelle ultime settimane, con le richieste del presidente del Senato Ignazio La Russa, che aveva avanzato l’ipotesi di un mini-indulto per il fine pena di certi reati, proposta però frenata dal governo. Poi è arrivato il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la visita al carcere di Rebibbia a Roma: “Va valorizzato il protagonismo degli istituti di pena per garantire prospettive, ripresa e rinascita”. Purtroppo, ha aggiunto, ci sono istituti che presentano “una condizione totalmente inaccettabile”.

L’emergenza carceraria resta così una questione aperta, tra appelli di clemenza e ritardi nell’attuazione di misure urgenti. Intanto, la famiglia di Francesco Valeriano – il 45enne massacrato di botte a giugno e morto ieri a Tor Vergata – ha presentato una querela per lesioni contro ignoti, in attesa dell’autopsia. Un’altra ferita aperta per questa scia di morte nelle carceri che non si ferma.