Dopo la testimonianza di Domenico Minasi, che vive in un furgone da 4 anni, questa settimana La Nuova Periferia ha riportato un’altra storia di disagio abitativo che arriva dal territorio.
Disagio abitativo
A denunciare la propria situazione di difficoltà è Marina, una settimese di 65 anni che dal 2024 vive all’interno di un garage. Ma il suo calvario è iniziato circa sei anni fa quando, in seguito alla scomparsa del papà, ha perso la casa in affitto in cui viveva con i genitori. Da quel momento, non ha mai più avuto una fissa dimora e da tre anni ha la residenza in Comune.
Quando la incontriamo ci tiene a precisare che non cerca compassione, ma chiede solo un aiuto. «Sono una donna combattiva, non mi piace piangermi addosso, ma non posso vivere tutta la vita così», dichiara Marina, che poi ripercorre la sua storia dal momento in cui tutto è iniziato. «Quando è mancato mio papà, il proprietario ha detto che gli serviva la casa e io non ho trovato nessuno disposto ad affittarmi un alloggio perché non avevo un contratto a tempo indeterminato – spiega -. Pur avendo sempre lavorato, non ho sufficienti garanzie. Percepisco l’assegno d’inclusione ma non basta e ovviamente non rappresenta una garanzia per un proprietario di casa».
A quel punto, la donna ha trovato temporaneamente ospitalità prima nell’abitazione di un familiare e poi da qualche amica. Ed è stata proprio una conoscente che le ha messo a disposizione il box auto in cui vive attualmente. Un garage di circa 8 metri quadrati, in cui Marina ha giusto lo spazio per un letto e per qualche scatolone con i suoi effetti personali. «Sono senza corrente e senza sanitari – racconta -. La sera sono costretta a dormire vestita, con giubbotto, guanti e le coperte addosso. La mattina, quando mi sveglio, vado in un bar del supermercato per scaldarmi oppure in un parco per usufruire dei bagni. Sono sempre in giro, pur di non stare nel garage. Pranzo e ceno in qualche bar, facendomi bastare i soldi che riesco a recuperare nel mese. Ma non posso andare avanti così un altro inverno».
L’appello
Nonostante tutto, Marina non rinuncia alla sua dignità ed è per questo che cerca di apparire sempre curata e nella miglior forma possibile. Ma, allo stesso tempo, chiede un aiuto concreto alle istituzioni. «Un anno fa mi sono rivolta al Comune ma continuano a dirmi che non ci sono alloggi disponibili. Come unica soluzione, mi avevamo proposto il cohousing donne in una stanza che avrei dovuto condividere con un’altra donna e con degli orari e delle regole da rispettare. Ma perché devo essere “controllata” anche negli orari? Io non ho fatto nulla, non ho avuto nessun tipo di problema – argomenta -. A Settimo ho lavorato anche nel mondo del commercio e poi credo che i momenti di crisi possano capitare a tutti. Nel mio caso, tutto si è complicato, anche perché trovare un impiego fisso alla mia età non è semplice. Ma non vedo il motivo per cui dovrei accettare una soluzione in cui devo sottostare a questo tipo di regole».
Per questo motivo, Marina chiede che le venga trovata un’altra sistemazione. «Non voglio nulla gratis, ma solo un affitto calmierato in base alla mia situazione – sottolinea -. Chiedo solo una mano, anche perché mi mancano due anni alla pensione. In questo periodo, sto continuando a fare qualche lavoretto. Assisto gli anziani, ma sono impieghi saltuari e oltretutto limitati a Settimo perché ho dovuto vendere la mia macchina».
E della storia di Marina se ne sta occupando da diversi mesi anche Giorgio Chiarle, segretario cittadino di Forza Italia. Ma in questo contesto Chiarle svincola subito da ogni legame la vicenda della donna con le questioni di carattere politico.
Quello che Chiarle vuole lanciare è un appello. Una richiesta di aiuto non solo alle istituzioni, ma anche alla cittadinanza. «Vorrei che non venisse strumentalizzato il fatto che legittimamente Marina abbia rifiutato la possibilità del cohousing donne – puntualizza -. Se l’aiuto in questo momento non può arrivare dalle istituzioni, allora lanciamo un appello alla cittadinanza e a qualcuno che abbia una stanza o un monolocale da poterle mettere a disposizione. In questo caso, il Comune potrebbe provare ad intervenire con una quota sull’affitto e questo rappresenta una garanzia per chi deve affittare. Viste le difficoltà, confidando nel fatto che l’Amministrazione faccia il suo percorso, facciamo in modo che questa donna non passi un altro inverno in questa situazione – esorta Chiarle -. Proviamole tutte, eventualmente anche fuori Settimo». «Sono anni che porto pazienza e ascolto – conclude Marina -. Adesso, però, ho bisogno di una mano».