Bergamo (BG)

Classifica sulla qualità della vita, gli indicatori dove Bergamo ha perso più posizioni (fanno riflettere)

La nostra provincia è passata dal primo al quinto posto e perde terreno in "Giustizia e sicurezza", "Disuguaglianza del reddito netto", "Demografia e società" e "Cultura e tempo libero"

Classifica sulla qualità della vita, gli indicatori dove Bergamo ha perso più posizioni (fanno riflettere)

La “medaglia d’oro” di Bergamo per la qualità della vita tra le province italiane, l’anno scorso, aveva fatto molto discutere. In positivo e in negativo, perché da una parte Palazzo Frizzoni e vari politici e cittadini avevano gioito di questo aspetto, facendosene fregio, mentre dall’altra c’era chi aveva accolto con molto scetticismo questo posizionamento.

Alla fine, però, i numeri sono numeri e la classifica de Il Sole 24 Ore, che esce ogni anno, ha un proprio sistema per essere redatta, quindi non si può certo dire che fosse campata per aria. Quest’anno il nostro territorio è “scivolato” dal primo al quinto posto nella classifica italiana.

Giustizia e sicurezza

La quinta piazza resta una posizione di tutto rispetto, ma lo “scivolamento” di quattro posti lascia spazio a delle riflessioni. Perché, se è vero che per alcuni aspetti la Bergamasca ha tenuto botta (come in “Ricchezza e consumi”, al 23° posto, e “Ambiente e servizi”, addirittura al terzo come l’anno scorso), oppure addirittura ha guadagnato posizioni (per esempio in “Affari e lavoro”, in cui si è passati dal 36° al 17° posto), in altri invece ha perso terreno.

Una macro-area che parla chiaro è quella di “Giustizia e sicurezza”, che riguarda la situazione di reati, processi e incidenti stradali: qui si è passati addirittura dalla decima alla 24ª posizione, nel giro di dodici mesi. Sono quattordici gradini in meno in classifica, non pochi. In questo indicatore viene considerata anche la percezione di insicurezza delle famiglie nella loro zona, la durata media dei procedimenti civili (280 giorni), l’indice di criminalità (3.379 delitti ogni centomila abitanti), l’indice di litigiosità per cause civili e quelle tra queste che durano da più di tre anni.

Demografia e società

L’altro aspetto da considerare con attenzione è quello di “Demografia e società”, che analizza invecchiamento della popolazione, saldo migratorio e medicina territoriale. Bergamo è una provincia vecchia, dove si fanno pochi bambini (7 ogni mille abitanti) e ci sono sempre più anziani, inoltre in diverse zone molta gente attende ancora di avere un medico di base (ce ne sono appena sette ogni diecimila abitanti).

Nemmeno la percentuale di persone (tra i 24 e i 60 anni) ad avere almeno il diploma è molto alta (il 59 per cento sul totale nella fascia considerata). Tutti elementi che fanno calare la Bergamasca dal settimo posto al 31°, un bel capitombolo che non è affatto da trascurare.

Cultura e tempo libero

Non va poi tralasciata la macro-area di “Cultura e tempo libero”: sono considerati diversi indicatori, dalla partecipazione elettorale al numero medio di biglietti venduti per gli spettacoli, oppure l’accesso a internet veloce e la spesa dei Comuni per la cultura (undici euro pro capite), ma anche l’offerta culturale, l’indice di sportività (dove Bergamo fa bene ed è al quarto posto nazionale), così come l’indice del clima e gli amministratori comunali con meno di quarant’anni (il 30 per cento del totale).

Nel complesso, considerati tutti questi fattori, si è scesi dal quattordicesimo al 34° gradino della classifica di questo specifico indicatore: significa che si è andati giù di venti posizioni.

Tanta ricchezza, distribuita male

C’è infine un indicatore che dovrebbe fare molto riflettere. È vero, come detto, che la nostra provincia ottiene ancora ottimi risultati alla voce “Ricchezza e consumi”, ma un altro indicatore dimostra come tutta questa ricchezza sia distribuita male nella popolazione.

La Bergamasca è infatti addirittura 106ª – penultima nella classifica nazionale – per “Disuguaglianza del reddito netto”, dietro solo a Milano. Ciò significa che la forbice tra redditi alti e redditi bassi è sempre più ampia.