Nata e cresciuta a Sanremo ricopre il ruolo di Head of Marketing Europe di Spotify
Alla sanremese Ester Gazzano il premio “Marketer of the Year”
La Società Italiana Marketing (SIM) ha assegnato il prestigioso premio “Marketer of the Year per l’anno 2024” a Ester Gazzano, Head of Marketing Europe di Spotify.
Sanremese, sposata e madre di due figli, dopo la laurea alla Bocconi vanta 15 anni di esperienza nel settore in aziende multinazionali. È entrata a far parte di Spotify nel 2019, arrivando da L‘Oréal, dove ricopriva il ruolo di direttore Marketing di Armani Beauty. Ester Gazzano ha lavorato anche in Disney e Paramount, oltre che Hasbro e Mattel.
La motivazione del comitato del premio della Società Italiana Marketing evidenzia come «grazie alla sistematica ricerca di strategie di business e di comunicazione capaci di valorizzare la dimensione territoriale e culturale dei mercati locali, all’interno dello scenario operativo di una piattaforma globale, Ester Gazzano ha permesso a Spotify di ottenere brillanti risultati. Profondamente convinta che le campagne globali o continentali debbano essere adattate al contesto locale — nei contenuti, negli interpreti, nel linguaggio e nelle espressioni culturali — la Dott.ssa Gazzano ha posto la creatività al centro della propria strategia di marketing, contribuendo in modo determinante al processo di penetrazione, consolidamento e affermazione del brand Spotify in Europa».
Dottoressa Gazzano, cosa rappresenta per lei aver ottenuto questo premio?
«Sono particolarmente orgogliosa della motivazione: adattare strategie globali celebrando le culture locali; per me il marketing, per parlare davvero ai consumatori, deve essere radicato nella cultura locale e guidato da una strategia globale che porti coerenza e credibilità. Questo focus è sempre stato il centro del mio modo di fare marketing fin da quando ho iniziato a lavorare, e veder riconoscere il mio lavoro in questo senso è oggettivamente gratificante. Come ho detto al presidente della Società Italiana Marketing quando mi ha comunicato il premio e la motivazione, mi sono sentita capita. Inoltre, penso che trovare il giusto equilibrio tra approccio globale e approccio locale è sempre un po’ la sfida di tutte le aziende globali e la sfida dei marketer che si trovano in posizioni in cui possono decidere o influenzare questa dinamica. L’attenzione all’approccio iperlocale è un po’ la mia filosofia di fare marketing da sempre, e sono davvero fortunata a lavorare in un’ azienda come Spotify che condivide e valorizza questa visione»
Lei, come la dottoressa Cristina Scocchia, è una delle sanremesi che ha spiccato il volo. Che legami ha con la sua città di origine?
«Io mi sento profondamente legata a Sanremo e alle mie radici, sia dal punto di vista affettivo, una parte della mia famiglia vive ancora lì, ma anche per orgoglio campanilista. Lavoro in una piattaforma musicale, quale migliore pedigree che essere nata e cresciuta nella capitale italiana della musica?
Mi rende proprio orgogliosa l’idea di essere cresciuta in una città unica nel suo genere, di piccole dimensioni ma al centro di così tanti eventi, parte della cultura popolare e sportiva italiana. Basti pensare che praticamente in ogni azienda in cui ho lavorato, Sanremo o il Festival sono stati d’ispirazione, dalle attivazioni e i progetti integrati per Monopoly Italia quando ero in Hasbro con l’allora assessorato al turismo di Sanremo, alle campagne TV ed eventi sul territorio ora con Spotify. Il Festival di Sanremo, in particolare per noi marketers, rappresenta un momento fondamentale, come ci piace dire ai nostri colleghi americani: è il nostro Superbowl. E poi d’altronde ho studiato nello stesso liceo di Italo Calvino, come potrei non esserne orgogliosa?»
Si parla tanto di “cervelli in fuga”. Lei ha fatto carriera in Italia. Pensa si possa avere successo anche senza dover lasciare il proprio Paese?
«Questa è una domanda difficilissima, anche perché la definizione di successo non credo sia univoca. Se per successo intendiamo riuscire a raggiungere posizioni di leadership in azienda, non credo sia essenziale lasciare il proprio Paese, esistono tante realtà italiane o internazionali con filiali italiane.
Per essere pragmatici, però, credo fortemente che possiamo essere artefici del nostro successo ma fino ad un certo punto. Possiamo studiare, lavorare su noi stessi, avere molta passione e impegnarci – e questo è un po’ il minimo necessario – ma credo anche che ci voglia una discreta dose di fortuna, una componente del trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Se parliamo del mondo del marketing e aziendale non credo che sia necessario andare all’estero per avere successo a livello italiano, ma credo che il mio sia in effetti un caso piuttosto eccezionale e fortunato per quanto riguarda il riuscire ad ottenere ruoli europei ed internazionali pur restando in Italia.
Come riesce a conciliare la sua carriera con la famiglia?
«Devo dire che riesco a conciliare la mia carriera con la famiglia grazie a un sistema intero di persone che mi circondano: il famoso “villaggio” del celebre proverbio. Formato da mio marito, i miei figli, i miei genitori, ma anche da tutti gli aiuti possibili, dalla tata dei bambini alla mia terapeuta (e potrei continuare a lungo): sono tutti parte fondamentale del mio equilibrio. Diciamolo chiaramente: una donna può davvero fiorire nel lavoro solo se ha intorno a sé un sistema di supporto solido. È un equilibrio complesso, a volte caotico, a volte instabile, ma è quello che mi permette di far quel che faccio e di essere felice. Non è semplice, e anche potersi avvalere di questo sistema è un privilegio che non dò per scontato.
A cosa ha rinunciato, se ha rinunciato a qualcosa, per la carriera?
«Faccio quel che faccio e trovo la forza per farlo perché amo profondamente il mio lavoro, mi diverte, mi fa provare ancora adrenalina, e mi fa sentire realizzata. Ma dire che sia semplice sarebbe una bugia. Nella vita di chiunque il trade off è costante. Scegliere di dedicare il proprio tempo al lavoro e al migliorarsi e imparare nuove cose costantemente è sempre anche una scelta su a cosa o a chi non dedicarlo. Non parlerei di rinunce ma di tante scelte, il tempo diventa una risorsa molto importante e scarsa, è quindi fondamentale lavorare molto su se stessi per accettare di non poter far tutto, di non poter arrivare ovunque, di dover chiedere, come dicevo prima, molto aiuto, e di prioritizzare molto nel lavoro come anche nella vita privata.
Se dovesse andare nelle scuole a raccontare la sua esperienza lavorativa quale sarebbe il messaggio che vorrebbe passasse?
«Consiglierei di trovare la propria passione, ciò che accende lo sguardo, ciò che fa sentire vivi, ciò in cui si è bravi anche, perché il percorso per arrivare dove si vuole può essere faticoso, tortuoso e lungo, ed è la passione il vero motore che può permetterci di affrontare il percorso godendoselo e la vera motivazione per cui ne sarà sempre davvero comunque valsa la pena.»