Una nuova ricerca condotta da scienziati dell’Università di Oxford e del Southwest Research Institute, pubblicata su Science Advances, suggerisce che l’oceano sotterraneo di Encelado, una delle lune di Saturno, potrebbe possedere le condizioni necessarie per sostenere la vita in modo stabile e duraturo.
Analizzando i dati raccolti dalla missione Cassini, gli studiosi hanno scoperto che Encelado non emette calore soltanto dal polo sud, noto per la sua intensa attività geologica, ma anche dal polo nord. Il flusso di calore complessivo della luna è stimato in circa 54 gigawatt, in linea con l’energia generata dalle forze mareali di Saturno. Questo equilibrio termico suggerisce che l’oceano interno potrebbe restare liquido per tempi geologicamente lunghi, creando un ambiente favorevole allo sviluppo di forme di vita.
Cos’è Encelado
Encelado è un corpo celeste piccolo rispetto alla Terra, con un diametro pari a circa il quattro per cento di quello terrestre. Nonostante la distanza media di 1,44 miliardi di chilometri dal Sole, la luna appare sorprendentemente brillante perché la sua superficie ghiacciata riflette quasi il 100% della luce incidente.

Il satellite possiede un oceano salato nascosto sotto una crosta di ghiaccio spesso decine di chilometri, e proprio questa combinazione di caratteristiche lo rende uno dei corpi più promettenti del Sistema Solare nella ricerca di vita extraterrestre.
Le nuove osservazioni hanno ribaltato le precedenti ipotesi secondo cui la perdita di calore fosse concentrata esclusivamente al polo sud. Grazie ai dati di Cassini, i ricercatori hanno rilevato un significativo flusso termico anche nella regione polare nord, finora considerata inattiva. Questa scoperta indica che Encelado emette molto più calore di quanto ci si aspetterebbe se fosse un corpo passivo, rafforzando l’ipotesi che possa ospitare un ambiente stabile sufficiente a sostenere la vita.
Un oceano con tutti gli ingredienti per la vita
Perché possa svilupparsi la vita, un ambiente deve offrire alcuni elementi essenziali: acqua liquida, calore e sostanze chimiche come fosforo e composti organici complessi. Su Encelado, tutti questi mattoncini ci sono, ma per rendere l’oceano realmente abitabile è necessario anche un equilibrio energetico stabile.
In una luna così lontana dal Sole, il calore non può arrivare dall’irraggiamento solare: è invece generato dalle forze mareali di Saturno, che stirano e comprimono Encelado durante la sua orbita, producendo energia interna. Se il riscaldamento mareale fosse insufficiente, l’attività superficiale rallenterebbe e l’oceano rischierebbe di congelarsi; un eccesso di calore, al contrario, potrebbe alterare le condizioni chimico-fisiche necessarie alla vita.
In precedenza, le misurazioni della perdita di calore erano state effettuate solo al polo sud, dove sono visibili pennacchi di ghiaccio e vapore che fuoriescono dalle fessure della superficie. Analizzando invece i dati della missione Cassini sul polo nord, confrontando le osservazioni in inverno (2005) e in estate (2015), i ricercatori hanno rilevato che la superficie era circa 7 gradi più calda del previsto. Questa discrepanza può essere spiegata solo con la fuoriuscita di calore dall’oceano sottostante, confermando che anche il polo nord contribuisce alla regolazione termica della luna.

Il flusso di calore misurato al polo nord è di 46 ± 4 milliwatt per metro quadrato, una cifra apparentemente piccola ma paragonabile a due terzi della perdita di calore della crosta continentale terrestre. Estendendo questa misura a tutta la superficie, la perdita di calore tramite conduzione ammonterebbe a circa 35 gigawatt, equivalenti all’energia prodotta da oltre 66 milioni di pannelli solari o 10.500 turbine eoliche. Sommando il calore già noto del polo sud, il totale raggiunge i 54 gigawatt, perfettamente bilanciati con l’energia generata dalle forze mareali. Questo equilibrio suggerisce che l’oceano sotterraneo possa rimanere liquido su scale temporali geologiche, offrendo un ambiente stabile per la possibile comparsa della vita.
Prospettive future e importanza per la ricerca spaziale
Uno degli aspetti ancora incerti riguarda l’età dell’oceano. Capire da quanto tempo esista è fondamentale per valutare se ci sia stato il tempo sufficiente per lo sviluppo di organismi viventi. Lo studio ha inoltre permesso di stimare lo spessore della crosta di ghiaccio: tra 20 e 23 chilometri al polo nord e in media tra 25 e 28 chilometri su tutta la luna, leggermente più spesso rispetto alle stime precedenti.
Queste informazioni saranno cruciali per eventuali missioni future, ad esempio con lander robotici o sommergibili in grado di esplorare direttamente l’oceano.
Georgina Miles, ricercatrice del Southwest Research Institute e prima autrice dello studio, sottolinea come i dati acquisiti da Cassini continuino a rivelare segreti anche decenni dopo la loro raccolta. Secondo Miles, le evidenze raccolte rafforzano l’importanza di missioni a lungo termine verso mondi oceanici, che potrebbero ospitare la vita.
Encelado, con il suo oceano sotterraneo stabile e ricco di ingredienti chimici, resta tra i principali candidati nel Sistema Solare per future esplorazioni alla ricerca di forme di vita al di fuori della Terra.