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Manovra, accordo nel Governo su affitti brevi ed esenzione Isee casa

L'opposizione: "Mancano coperture pari a un miliardo di euro". L'esecutivo punta ancora sulle banche

Manovra, accordo nel Governo su affitti brevi ed esenzione Isee casa

Dopo due ore di vertice a Palazzo Chigi, i leader della maggioranza hanno raggiunto un accordo su alcuni dei nodi più delicati della legge di Bilancio. Presenti la premier Giorgia Meloni, i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il vice ministro Maurizio Leo, i capigruppo di maggioranza al Senato e altri rappresentanti dell’esecutivo.

Secondo la nota ufficiale, l’incontro “si è svolto in un clima di grande condivisione” e ha portato a un’intesa su affitti brevi turistici, ampliamento dell’esenzione Isee sulla prima casa, articolo 18 sui dividendi, compensazioni per i contributi previdenziali delle imprese e misure per le forze dell’ordine. Rimane invece aperto il tema della copertura finanziaria: servirà almeno un miliardo di euro per consentire gli interventi richiesti dai partiti della maggioranza.

Affitti brevi: verso tassazione differenziata e soglia di impresa abbassata

Uno dei punti principali riguarda gli affitti brevi. L’accordo prevede di mantenere l’aliquota del 21% sulla prima casa e il 26% sulla seconda. Dalla terza abitazione, però, potrebbe scattare il regime di attività d’impresa, con conseguente trattamento fiscale differente.

La soglia, oggi fissata alla quinta casa, verrebbe dunque abbassata. Fi difende la “tutela della casa” e chiede di evitare aumenti su chi affitta un singolo immobile, ma il Tesoro dovrà verificare la sostenibilità economica del compromesso.

Via libera ad esenzione Isee e dividendi

Accordo anche sull’ampliamento dell’esclusione della prima casa dal calcolo dell’Isee, con maggiori vantaggi per i contribuenti delle aree urbane più costose.

Passa inoltre la revisione della disciplina sui dividendi delle partecipate e viene chiarita la possibilità di compensare anche i contributi previdenziali delle imprese.

Banche e assicurazioni nel mirino: ipotesi aumento Irap al 2,5%

Il nodo centrale resta quello delle coperture. Secondo le prime stime, servirebbero poco più di un miliardo di euro per attuare le modifiche concordate. Il governo studia un aumento dell’Irap per banche e assicurazioni: l’aliquota aggiuntiva potrebbe salire da 2 a 2,5 punti, per un gettito stimato sotto i 200 milioni. Si valuta una franchigia per escludere i piccoli istituti, ma con i parametri ipotizzati – intorno ai 90 mila euro – il rischio è di colpire gran parte del comparto.

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Giancarlo Giorgetti

Salvini avrebbe spinto verso una stretta fiscale sulle banche, mentre Forza Italia propone la rivalutazione dell’oro da investimento e un allentamento delle regole sugli affitti. Restano dubbi sulla fattibilità di un’imposta sull’oro delle famiglie: si tratterebbe di una misura volontaria, quindi non stimabile e difficilmente utilizzabile come copertura.

Emendamenti alla prova: 105 bocciati per inammissibilità

In Commissione Bilancio del Senato, su oltre 440 emendamenti, 105 sono stati dichiarati inammissibili: 18 per materia, 87 per mancanza di coperture. Tra questi, lo stop alla vendita delle quote del Mes e alla proroga di Opzione Donna. Ammessi invece l’emendamento di FdI sulle riserve auree della Banca d’Italia – pur tra i dubbi della Bce, che fa sapere di non essere stata consultata – e tre dei cinque emendamenti sul condono edilizio.

I gruppi avranno 24 ore per sostituire gli emendamenti bocciati. Ma molte proposte dovranno essere riformulate per superare il nodo delle coperture.

Opposizione sul piede di guerra

L’opposizione denuncia i tempi stretti e accusa il governo di “monocameralismo di fatto”: alla Camera la discussione potrebbe ridursi a una semplice ratifica del testo blindato dal Senato.

Italia Viva e Pd parlano di “strappo istituzionale” e “umiliazione del Parlamento“. La manovra approderà a Montecitorio dal 19 dicembre, con pochissimi giorni per l’esame.

Il calendario infatti è serrato: dal 1° dicembre restano tre settimane per chiudere in Commissione e arrivare in Aula al Senato. L’obiettivo è approvare entro Natale e scongiurare l’esercizio provvisorio. Ma senza coperture certe – e con le banche sul piede di guerra – la partita resta ancora tutta aperta.