Alessandria (AL)

La sanità alessandrina in prima linea contro la violenza sulle donne

All'ospedale di Alessandria colloqui gratuiti, formazione dedicata e un percorso protetto per chi trova il coraggio di chiedere aiuto

La sanità alessandrina in prima linea contro la violenza sulle donne

L’Azienda Ospedaliera di Alessandria rafforza il proprio impegno nella prevenzione e gestione della violenza di genere, puntando su ascolto, competenze e accessibilità. Ne abbiamo parlato con Rossella Sterpone, responsabile di Psicologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Alessandria, e Cinzia Marciano, responsabile del Pronto Soccorso Pediatrico alessandrino.

Contro la violenza sulle donne

La violenza sulle donne è un fenomeno che richiede risposte coordinate, immediate e continuative. All’ospedale di Alessandria, la psicologia clinica e l’intera rete multidisciplinare hanno messo in campo nuove iniziative per facilitare l’emersione delle situazioni di rischio e accompagnare le vittime in un percorso protetto.

Tra le novità spiccano i colloqui psicologici gratuiti, prenotabili senza impegnativa, pensati come primo contatto per chi vive una condizione di violenza fisica, psicologica o economica. L’obiettivo è offrire uno spazio sicuro in cui essere ascoltati e avviare un percorso personalizzato. Una scelta che vuole abbattere uno degli ostacoli più frequenti: la difficoltà a chiedere aiuto, spesso aggravata da sensi di colpa o dalla convinzione, irrazionale ma comune, di essere responsabili di ciò che si subisce.

Accanto all’assistenza diretta, prosegue anche la formazione annuale per gli operatori, che coinvolge infermieri, medici, psicologi, assistenti sociali e personale del laboratorio analisi. Il corso aggiorna procedure e protocolli, illustrando in modo chiaro i compiti di ciascuna figura nella gestione del cosiddetto “percorso rosa”, dal momento dell’arrivo in pronto soccorso alla tutela medico-legale.

Un capitolo rilevante riguarda la violenza economica, che limita fortemente l’autonomia delle vittime e rende difficile separarsi dall’aggressore. Il servizio sanitario, in questi casi, può attivare esenzioni dedicate o percorsi tramite il medico di base e i consultori, garantendo comunque la presa in carico anche a chi non può sostenere i costi del ticket.

L’ospedale ribadisce così un messaggio centrale: nessuna vittima deve sentirsi sola. Chiedere aiuto è un gesto di forza, non di vergogna. La responsabilità della violenza è sempre di chi la esercita, e la rete sanitaria è pronta ad accogliere chi trova il coraggio di fare il primo passo.

Educazione affettiva e prevenzione culturale

La prevenzione della violenza di genere non passa solo dai servizi sociali o sanitari, ma anche – e soprattutto – dall’educazione. Lo testimonia l’esperienza raccontata dalle specialiste dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, che lo scorso anno hanno partecipato a un incontro con studenti e insegnanti dedicato al tema della violenza sulle donne e delle dinamiche di genere.

Il riscontro è stato sorprendentemente positivo: ragazzi attenti, coinvolti e desiderosi di capire. Le domande poste dagli studenti hanno mostrato una crescente consapevolezza delle diverse forme di violenza, non solo quella fisica ma anche quella psicologica ed economica. Particolarmente significativo è stato il confronto sui ruoli e le differenze percepite tra uomini e donne, tema affrontato con maturità anche dai ragazzi maschi.

Da qui la convinzione, espressa dalle due dottoresse ospiti della trasmissione, che l’educazione affettiva nelle scuole sia non solo utile ma necessaria. Un percorso strutturato aiuterebbe i giovani a orientarsi in un mondo in cui spesso le informazioni provengono dal web, senza filtri e senza adulti di riferimento.
Secondo le professioniste, è fondamentale coinvolgere in modo chiaro anche le famiglie, spiegando obiettivi e contenuti, così da evitare fraintendimenti e favorire un clima di collaborazione.

L’incontro nelle scuole ha rappresentato un esempio concreto di prevenzione culturale: parlare di rispetto, confini personali, relazioni sane e stereotipi aiuta a costruire adulti più consapevoli. Per questo l’ospedale sta valutando di riproporre iniziative aperte alla cittadinanza, affiancando i tradizionali corsi tecnici destinati agli operatori sanitari.

Educare all’affettività significa prevenire la violenza prima che si manifesti. E le scuole, con il loro ruolo educativo e sociale, possono diventare un alleato fondamentale in questo percorso.

Violenza assistita: quando a soffrire sono anche i bambini

Tra le forme di violenza domestica, ce n’è una che non lascia lividi visibili ma provoca ferite durature: è la violenza assistita, quella subita dai bambini che vivono in un contesto familiare violento. La dottoressa responsabile del pronto soccorso pediatrico di Alessandria sottolinea come questo fenomeno sia tutt’altro che marginale e come il Cesare Arrigo sia spesso il primo luogo in cui emergono situazioni di rischio.

I minori che assistono alla violenza tra adulti possono manifestare comportamenti molto diversi. Alcuni diventano chiusi, timorosi, con difficoltà relazionali; altri tendono a replicare gli atteggiamenti aggressivi osservati, portandoli nella scuola o nei gruppi sociali. Le conseguenze possono durare anni: le esperienze sfavorevoli infantili, spiegano le professioniste, incidono in modo rilevante sullo sviluppo emotivo e aumentano la probabilità di disturbi psicologici in adolescenza e in età adulta.

Il pronto soccorso pediatrico svolge un ruolo determinante nell’intercettare queste difficoltà. I segnali possono arrivare da racconti spontanei, da osservazioni cliniche o da sospetti dichiarati già al triage. In questi casi si attiva subito il percorso protetto, che coinvolge psicologi, assistenti sociali, medici e forze dell’ordine, con l’obiettivo di garantire sicurezza e continuità assistenziale. Lavorare in équipe è fondamentale non solo per tutelare il minore, ma anche per sostenere gli operatori, chiamati a confrontarsi con situazioni emozionalmente complesse.

Fermare la violenza assistita significa interrompere un ciclo che rischia di diventare transgenerazionale: molti bambini che crescono in un clima di maltrattamento hanno maggiori probabilità, da adulti, di riprodurre gli stessi modelli. Intervenire precocemente permette invece di offrire un percorso di cura, tutela e crescita più sana.

La giornata dell’infanzia celebrata in prefettura ricorda un principio semplice ma potente: è meglio formare bambini forti che riparare adulti spezzati. E per farlo, la rete sanitaria rappresenta uno dei presidi più importanti.