Firenze (FI)

Presidio a Firenze contro lo “scudo penale” alle imprese della moda

Sindacati e lavoratori della filiera moda in piazza Tornabuoni denunciano il rischio di sfruttamento con il nuovo emendamento del decreto Pmi

Presidio a Firenze contro lo “scudo penale” alle imprese della moda

Un centinaio di persone, tra lavoratori della filiera moda e sindacalisti di Cgil e Uil, si sono radunati oggi in via Tornabuoni a Firenze, cuore dello shopping di lusso, per protestare contro un emendamento del decreto Pmi che, secondo gli organizzatori, creerebbe uno “scudo penale” per le aziende committenti in caso di lavoro nero negli appalti e nelle forniture.

Durante la manifestazione, un flash mob davanti al negozio Hogan del gruppo Tod’s ha reso visibile la protesta. Alessandro Picchioni della Filctem Firenze ha definito il marchio “l’ennesimo brand del lusso commissariato”, sottolineando il valore simbolico dell’iniziativa.

Le preoccupazioni dei sindacati

Bernardo Marasco, segretario della Cgil Firenze, ha spiegato:

“Attraverso questo emendamento si introduce una certificazione volontaria per le imprese, cercando di escluderle dalla corresponsabilità su quanto accade nelle loro filiere. È un problema enorme perché di fatto legittima lo sfruttamento lavorativo. In Toscana, come in Italia, serve esattamente il contrario: qualificare il lavoro e tutelare le aziende regolari, in un settore già in difficoltà”.

Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana, ha aggiunto:

“Vorremmo l’applicazione piena della legge 231 del 2001. Temiamo che l’autocertificazione comporti un allentamento dei controlli, in una filiera dove il lavoro irregolare e i contratti pirata sono una realtà purtroppo diffusa”.

Le testimonianze dei lavoratori

Molti dei partecipanti alla protesta sono lavoratori stranieri provenienti da Pakistan, Bangladesh, Senegal e Cina, tutti con esperienze di sfruttamento alle spalle.

Diemg racconta:

“Lavoravo sei mesi, fino a 14 ore al giorno, per 750 euro, dormendo alla stazione per mandare i soldi a casa. Solo grazie a un amico e al supporto della Cgil sono riuscito a reagire”.

Diop aggiunge:

“Ho lavorato senza contratto per anni in una ditta cinese all’Osmannoro, dalle 10 alle 22. Ora sono sindacalista per aiutare altri colleghi stranieri a non subire quello che ho vissuto”.

Lo sciopero continua

Il presidio di oggi a Firenze segna un nuovo capitolo della mobilitazione dei sindacati e dei lavoratori contro il rischio che l’autocertificazione volontaria diventi una via per aggirare le responsabilità sulle condizioni di lavoro nella moda italiana.