Vigevano (PV)

“L’azienda sapeva dello sfruttamento dei lavoratori”: tre manager Tod’s indagati

La Procura di Milano eleva le contestazioni ipotizzando il dolo: chiesto il divieto di pubblicizzare i prodotti per sei mesi

“L’azienda sapeva dello sfruttamento dei lavoratori”: tre manager Tod’s indagati

Si aggrava l’inchiesta su Tod’s con l’indagine per caporalato a carico di tre manager, accusati di aver sfruttato manodopera cinese e ignorato i report sulle condizioni degradanti. La Procura ha chiesto l’interdittiva che vieti all’azienda di pubblicizzare i propri prodotti per sei mesi (foto di copertina: Wikimedia)

Svolta nell’inchiesta per caporalato

L’inchiesta della Procura di Milano sul Gruppo Tod’s, inizialmente concentrata su omessi controlli nella catena dei subappalti, ha subito una significativa evoluzione. Il pubblico ministero Paolo Storari ha ora iscritto nel registro degli indagati tre manager della società per il reato di caporalato. 

Contestualmente, la stessa Tod’s spa è stata coinvolta in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti per lo stesso reato. Questa mossa indica che gli inquirenti non ipotizzano più solo responsabilità colpose da parte dell’azienda, ma anche condotte dolose.

Irregolarità ignorate

Secondo quanto emerso dagli atti, i manager di Tod’s – identificati come Simone Bernardini, Mirko Bartoloni e Vittorio Mascioni – sarebbero accusati di aver sfruttato manodopera di cittadini cinesi, approfittando del loro stato di bisogno. Il lavoro si svolgeva in sei opifici situati nelle province di Milano, Pavia (Vigevano), Macerata e Fermo, per la produzione di tomaie di scarpe e delle divise destinate ai commessi del brand.

Come riportato dalla CGIL Pavia: “Tod’s si sarebbe avvantaggiata di un “sistema illecito” che ha “generato enormi profitti grazie allo sfruttamento della manodopera cinese (pesantemente sottopagata)”, esternalizzava la produzione a: Ritaglio Magico con sede a Castellanza (Varese), il quale non aveva nessun dipendente e a sua volta esternalizzava la produzione alla MAUREL con sede a Robbio (Pavia), che appaltava a due opifici cinese le commesse a ZEN CONFEZIONI SRLS con sede Baranzate (Milano) e LIN QINDONG con sede a Vigevano.”.

Le indagini, condotte dal Nucleo Ispettorato del Lavoro dei Carabinieri, hanno evidenziato che i responsabili del marchio avrebbero ignorato i risultati delle ispezioni interne e degli audit di un certificatore esterno, i quali segnalavano con chiarezza gravi indici di sfruttamento.

Le violazioni

Le presunte violazioni riscontrate sono numerose e toccano diversi aspetti della normativa del lavoro. Riguardano in particolare orari di lavoro eccessivi, retribuzioni sotto la soglia minima e gravi carenze in termini di sicurezza, igiene e condizioni abitative. Gli accertamenti descrivono le sistemazioni notturne dei lavoratori, spesso all’interno degli stessi opifici, come “condizioni alloggiative degradanti”. La Procura sostiene che l’azienda fosse in piena consapevolezza di tali condizioni di sfruttamento, avendo ricevuto e trascurato i report che le attestavano.

Stop alla pubblicità per 6 mesi

Sulla base di queste nuove contestazioni, il PM Storari ha depositato al GIP Domenico Santoro una richiesta di interdittiva di 144 pagine. Con questo atto, si chiede che a Tod’s venga vietato di pubblicizzare i propri prodotti per un periodo di sei mesi. Il giudice si pronuncerà su tale istanza dopo l’udienza di discussione, già fissata per il prossimo 3 dicembre.

Parallelamente, rimane in sospeso la questione dell’amministrazione giudiziaria per la società, già richiesta a ottobre. L’eventuale trasferimento del procedimento dal Tribunale di Milano a quello di Ancona è al vaglio della Corte di Cassazione, che dovrà decidere sulla competenza territoriale.

La posizione del Gruppo Tod’s

In merito alle contestazioni, il Gruppo Tod’s ha ribadito la propria totale estraneità. In una nota ufficiale, l’azienda ha espresso l’intenzione di voler dibattere nelle sedi ufficiali, al fine di evitare ulteriore confusione mediatica. La società ha inoltre sottolineato la sua reputazione, affermando di essere spesso considerata un modello di comportamento e di tenere in assoluta considerazione la salute e la qualità della vita dei propri dipendenti. In precedenza, il presidente Diego Della Valle aveva difeso i valori etici del gruppo, invitando gli inquirenti a verificare direttamente le loro aziende.

“Essendoci un procedimento in corso – ha dichiarato la società – riteniamo corretto dibattere nelle sedi ufficiali, onde evitare ulteriore confusione. Vogliamo ancora una volta rimarcare che il nostro Gruppo è spesso considerato un modello di comportamento e che da sempre tiene in assoluta considerazione la salute e la qualità della vita dei propri dipendenti”.