Sala gremita al Teatro Nuovo di Treviglio per il primo congresso federale di “Patto per il Nord” tenutosi il 15 e il 16 novembre 2025. I 400 posti a sedere non sono bastati: molte persone sono rimaste in piedi per assistere all’evento, che ha visto anche la presenza di ospiti in rappresentanza di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico, e di movimenti minori, delegati di numerose associazioni tra cui la Fondazione Einaudi, e perfino un ospite internazionale, l’ex parlamentare svizzero Filippo Lombardi.
Il congresso di Patto per il Nord
Gli interventi delle consulte tematiche di Patto per il Nord e il dibattito hanno evidenziato una volontà comune: riportare l’autonomismo e il federalismo al centro della politica nazionale, in contrapposizione “alla svolta centralista imboccata dalla Lega negli ultimi anni”. Forte anche il rifiuto del Ponte sullo Stretto e la critica alla gestione accentrata dello Stato, con la rivendicazione del Nord come motore dell’innovazione e dello sviluppo.
Una riscossa, quella dei delusi del Carroccio, che parte dalla Pianura bergamasca, provincia che negli anni era diventata la principale roccaforte della Lega Nord e che proprio in terra orobica ora annovera un gran numero di “pentiti” per le scelte attuate dai vertici del movimento.
Tutto è partito da Treviglio
Come ha sottolineato nel suo intervento il trevigliese Daniele Riva, segretario provinciale di Patto per il Nord ed ex segretario cittadino della Lega.
“Un anno fa, dopo la costituzione di ‘Patto per il Nord’, il primo evento politico di esposizione a contatto con il pubblico, è avvenuto proprio qua a Treviglio – ha detto – A distanza di un anno, avere l’opportunità di svolgere il congresso, sempre in territorio bergamasco, è motivo di orgoglio. E di questo vi ringrazio. Ho seguito le consulte, con interesse, passione e speranza. Costruiamo qualcosa di vero per cambiare questo Paese, che a mio giudizio è un Paese fallito. Noi rappresentiamo il passato, il presente e il futuro perché non abbiamo mai cambiato idea sul principio del federalismo fiscale. Perché solo con il federalismo fiscale si può ottenere quello hanno proposto le consulte. I nostri soldi devono restare sul territorio. Sul modello svizzero devono essere gestiti dalle Regioni, dalle province e dai comuni, per garantire ai cittadini i diritti. Siamo pronti per le future sfide politiche e candidature a partire dalle amministrative comunali”.
Gli interventi degli ospiti
Ad aprire il congresso di Patto per il Nord, proprio lo svizzero Lombardi, che ha ricordato come “il centralismo non tiene unito un Paese, crea solo un’unità fittizia, imposta come in una caserma”. Ha descritto l’idea di una “casa comune” dove ognuno ha la sua stanza e le sue regole, ma si vive insieme perché lo si vuole, e ha salutato con favore “la nascita del Patto per il Nord”.
Fabrizio Comencini, della Liga Veneta, ha ripercorso le radici storiche dell’autogoverno veneto e nordista: “Tutti coloro che non votano più Lega hanno oggi la possibilità di votare un partito veramente federalista, non autonomista”. Ha ricordato la tradizione dei liberi comuni e della Repubblica Veneta, sostenendo che “il federalismo è innato nei popoli del Nord” e ha invitato a “combattere una battaglia comune: liberare il Nord”.
Molto atteso l’intervento di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi. “Girando il Paese ci si rende conto che non esiste un’Italia, ma tante Italie”, ha detto. “Quando vieni qui, o in Veneto, sei in un’altra Italia”. Ha ricordato che la prima Lega di Bossi aderì alla famiglia liberale europea, rappresentando i piccoli imprenditori stanchi dell’Italia centralista, e ha sottolineato che un federalismo vero “non può che immaginarsi dentro un’Europa che deve evolvere e superare le sue burocrazie”.
Luigi Marattin, dei Liberdemocratici, ha puntato tutto sull’efficienza della spesa pubblica: “Il problema italiano non è quanto si spende, ma come si spende”. Ha citato la sanità e gli acquisti pubblici come esempi di sprechi strutturali e ha spiegato perché il suo movimento punta a rappresentare quella parte del Paese “che si fa molte domande e non ha una rappresentanza politica”.
Benedetto Della Vedova, di “+Europa”, ha ricordato la Lega delle origini: “Era protesa verso l’Europa. Se avessero mollato la lira, lo avrebbero fatto per prendere il marco”. Ha criticato la deriva sovranista dell’attuale Lega e ha richiamato l’attenzione sull’Europa: “L’interesse del Nord non è il diritto di veto, ma un’Europa più forte, capace di muoversi come una potenza”.
L’economista Michele Boldrin (“Ora!”) ha affrontato le condizioni necessarie per una riforma federalista: “Viviamo una fase dominata da un centralismo romanocentrico, e anche l’opposizione insiste nel governare tutto dallo Stato”. Per Boldrin, il nodo fondamentale è la responsabilità fiscale, “condizione senza la quale il federalismo non decolla”.
Il sindaco di Brescia ed esponente PD Emilio Del Bono ha parlato del declino della capacità amministrativa regionale: “Le regioni non devono fare i comuni in grande: devono fare legislazione e pianificazione strategica”. Ha fatto esempi concreti, come il caos delle concessioni autostradali e il costo eccessivo della BreBeMi, e ha evidenziato la perdita di competitività e coesione sociale, ricordando che “in Lombardia un terzo delle prestazioni sanitarie è pagato direttamente dai cittadini”.
Dal fronte azzurro, Alessandro Sorte (Forza Italia) ha ricordato la difficoltà di difendere il Nord a Roma: “In Lombardia abbiamo fatto cose anche quando lo Stato non ci ha mai dato un euro”.
Marco Osnato (Fratelli d’Italia) ha invitato a non contrapporre Nord e identità nazionale: “Non credo sia incompatibile l’idea di nazione con quella di tante patrie che si mescolano in un patto per obiettivi comuni”.
Paolo Grimoldi acclamato segretario federale

Il congresso si è concluso con il discorso di Paolo Grimoldi, nominato segretario federale per acclamazione, accolto da un lungo applauso. “Guardandovi così numerosi mi viene in mente una sola frase: ce l’abbiamo fatta. Non ci credeva nessuno”. Ha dichiarato che il Patto per il Nord “da oggi è una forza politica, un movimento politico”, nato per far rinascere valori “che qualcuno aveva umiliato, snaturato e raso al suolo”. Ha spiegato che il Nord “non può più attendere” e che da oggi “torna ad avere la sua voce politica, la voce di chi produce, di chi lavora, di chi ha lavorato”. “Non siamo in vendita”, ha proseguito. “Siamo un nuovo partito, ma l’unico partito del Nord”. Grimoldi ha ringraziato i numerosi ospiti e illustrato il nuovo simbolo del movimento, che unisce il Piramonte, il leone della Serenissima e una croce di San Giorgio stilizzata, “simbolo delle nostre genti e della nostra storia”. Nel suo intervento ha elencato le priorità programmatiche: “Le bollette troppo care, la sanità da migliorare, le tasse eccessive, il caro vita, la sicurezza, le pensioni”. Ha chiesto una grande riforma pro-investimenti, una politica industriale moderna e un’Europa 2che premi, non ostacoli: con poche regole ma tanti investimenti”. Ha ricordato che “difesa e diplomazia devono andare sempre insieme, perché l’una senza l’altra è inefficace”. “Abbiamo un progetto politico: creare uno Stato federale e riportare il Nord protagonista”, ha ribadito. Ha sottolineato che la passione, se organizzata, “diventa forza” e che il movimento vuole costruire “una nuova classe politica responsabile, coerente e onesta”. Ha insistito sul fatto che la politica non debba mai diventare “una professione, ma una vocazione2, perché chi vive solo di politica “finisce per tradire se stesso pur di mantenere un posto”. Grimoldi ha poi ricordato che il movimento 2è già presente in 56 province e conta 36 consulte”. L’obiettivo è una riforma costituzionale in senso federale, “ul modello svizzero-tedesco”. Sul piano quotidiano il movimento lavorerà nei territori “per la competitività, la qualità dei servizi e per denunciare gli sperperi di Roma”.
Articolo di Sharon Vassallo