“Giovani, Formazione e il lavoro di domani”, la presentazione in Broletto.
La presentazione a Brescia
Presentato a Palazzo Broletto a Brescia il convegno “Giovani, Formazione e il lavoro di domani”, in programma mercoledì 26 novembre 2025 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di via San Faustino a Brescia. A prendervi parte tra gli altri, il presidente della Provincia, Emanuele Moraschini, Fabio De Marco, Direttore dell’Area dei Servizi ai Comuni, Margherita Palonca dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia, Barbara Lodi Rizzini, Coordinatrice dei Servizi per l’Impiego, ed Emanuel Piona della Segreteria dell’Assessorato Istruzione Formazione e Lavoro di Regione Lombardia.
L’indagine
Durante il convegno sarà presentata l’indagine condotta dall’Osservatorio del Mercato del lavoro, risultato della collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e la Camera di Commercio, nata a seguito del Protocollo d’Intesa per lo sviluppo dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Brescia. I risultati saranno analizzati nel corso del convegno al quale daranno il proprio contributo esperti, ricercatori, imprenditori, docenti e formatori. Sotto la lente d’ingrandimento sui cambiamenti che investono il sistema formativo e quello produttivo, su fattori come la lontananza tra domanda e offerta di lavoro, in termini di specializzazione, oppure la denatalità e ancora la scelta di andare all’estero per spendere le proprie competenze, meglio retribuite.
Finalità
L’idea dell’indagine è anche quella di offrire un indirizzo alle istituzioni competenti per individuare politiche che favoriscano l’ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani, attraverso percorsi di studio e formazione sempre più mirati, in grado di valorizzare capacità e predisposizione. Formazione e impiego saranno le parole che si intrecceranno nel corso della mattinata, durante la quale saranno portate esperienze di particolare rilievo.
L’OML analizza le comunicazioni obbligatorie inviate dai datori di lavoro tramite i sistemi informativi regionali per ogni evento che riguarda i rapporti di lavoro subordinato (assunzione, cessazione, trasformazione) e pubblica regolarmente documenti di analisi trimestrale e annuale del mercato del lavoro bresciano. Il documento che sarà presentato mercoledì 26 novembre è un focus di approfondimento su un argomento specifico e offre una fotografia aggiornata della condizione giovanile bresciana, mettendo in luce i principali trend demografici, formativi e occupazionali.
Al 1° gennaio 2025 si contano in provincia 269.560 giovani tra i 15 e i 34 anni, pari al 21,3% della popolazione, quota in progressiva diminuzione rispetto al passato. Le previsioni indicano un possibile ulteriore calo entro il 2043.
Il modello bresciano
Il rapporto evidenzia la particolarità del modello bresciano, caratterizzato da una presenza equilibrata tra istruzione liceale, tecnica e professionale. A differenza del quadro nazionale, il territorio mantiene una forte adesione ai percorsi tecnici e professionali, in continuità con le specializzazioni produttive locali e con la domanda di competenze delle imprese. Il 55% dei giovani risulta occupato, valore leggermente superiore alla media regionale. Persistono tuttavia differenze interne legate a genere, cittadinanza e territorio, insieme a un numero rilevante di giovani inattivi. Il Rapporto conferma l’importanza della collaborazione fra istituzioni, sistema educativo ed economico. Il convegno offrirà l’occasione per condividere dati, riflessioni e proposte, con l’obiettivo di rafforzare le politiche a favore delle nuove generazioni e sostenere la competitività del sistema bresciano.
I numeri
Qui di seguito alcuni riferiti al secondo trimestre del 2025, relativi alla realtà bresciana:
Nel secondo trimestre 2025, il mercato del lavoro bresciano ha mostrato una leggera crescita rispetto allo stesso periodo del 2024. Gli avviamenti sono aumentati del 2,59%, passando da 54.351 a 55.761, mentre le cessazioni sono diminuite dello 0,64%, da 52.770 a 52.431. Il saldo netto tra avviamenti e cessazioni è positivo (+3.330), migliorando rispetto al +1.581 del 2024.
Tuttavia, gli indicatori di stabilizzazione contrattuale mostrano segnali di cautela: le proroghe (rinnovi di contratti a termine) sono state 30.962, in calo del -3,77%, le trasformazioni a tempo indeterminato (TI) si fermano a 6.223, in lieve flessione dello -0,88%.
Questo suggerisce che, pur essendoci più ingressi che uscite, la propensione del mercato a convertire i rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti stabili rimane sostanzialmente invariata o leggermente negativa rispetto all’anno precedente, indicando una crescita contenuta della stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
A livello mensile emerge un andamento stagionale: aprile e maggio mostrano saldi positivi, mentre giugno registra un picco di cessazioni (23.881) in gran parte attribuibile alla conclusione dei contratti stagionali e a tempo determinato (in particolare nei settori Istruzione, Turismo e Attività manifatturiere).
Guardando i dati suddivisi per settore di attività economica, il settore con il maggior numero di avviamenti è quello dei servizi di alloggio e ristorazione (25,16% sul totale), seguito dalle attività manifatturiere (20,18% sul totale) e dal commercio (9,47% sul totale). Tuttavia, le attività manifatturiere registrano un calo del -4,97% con rispetto all’anno precedente, segnalando una contrazione nel comparto industriale.
In crescita gli avviamenti del settore agricolo (+9,61%), costruzioni (+4,17%) e noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto alle imprese (+5,84%), tra altri.
Sul fronte delle cessazioni, si osserva un aumento in agricoltura (+23,29%) e nei trasporti (+9,97%), mentre la manifattura riduce le uscite (-6,21%). Anche i servizi turistici, pur in crescita negli avviamenti, presentano un aumento delle cessazioni (+3%) a conferma di un’elevata rotazione del personale.
Esaminando la tipologia contrattuale, si osserva che la struttura del mercato del lavoro bresciano continua a poggiare sui contratti a tempo determinato, che rappresentano il 56,37% sul totale degli avviamenti (31.431, +5,76%). Seguono il tempo indeterminato (14,76% sul totale, +4,28%), la somministrazione (12,91%, in netto calo, -11,63%) e il lavoro intermittente (9% sul totale, +8,99%).
Le cessazioni mostrano una concentrazione analoga: metà riguarda contratti a termine (26.215) e il 21,84% riguarda i contratti a tempo indeterminato (11.450).
Le trasformazioni a tempo indeterminato (6.223) si mantengono pressoché stabili, ma con una leggera flessione, indicando una moderata propensione alla stabilizzazione, trainate soprattutto da manifattura, commercio e costruzioni.
Con riferimento alla dimensione territoriale, gli avviamenti si distribuiscono in modo disomogeneo tra i Centri per l’Impiego (CPI): Brescia resta il bacino principale (18.302; 32,82% del totale), pur in calo (-6,14%). Forte crescita per l’area di Salò (+30,57%), spinta dal turismo del lago di Garda. In aumento anche Iseo-Palazzolo (+7,09%) e Desenzano (+6,05%). Le cessazioni si concentrano anch’esse nell’area di Brescia (38,57%), ma aumentano soprattutto a Iseo-Palazzolo (+8,59%).
A livello di qualifica professionale, la domanda di lavoro privilegia le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (31,1% sul totale), seguite da professioni non qualificate (22,81%) e da artigiani, operai specializzati e agricoltori (15,97%).
Rispetto al 2024 emergono incrementi per le professioni tecniche (+11,69%), le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (+7,81%) e gli operai specializzati (+6,68%). In calo invece le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (-8,19%), le professioni intellettuali ad alta specializzazione (-7,8%) e le professioni non qualificate (-2,16%). Le cessazioni si concentrano nelle stesse categorie: professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (23,04%) e professioni non qualificate (20,66%).
Analizzando la distribuzione per fasce d’età: i giovani tra 20-24 anni rappresentano la quota maggiore di avviamenti (18,97%), seguiti dai 25-29 anni (15,16%). Crescono anche gli avviamenti tra i 50-64 anni, segno di una maggiore inclusione dei lavoratori senior.
Con riferimento al genere: gli uomini rappresentano il 57,99% degli avviamenti totali, in crescita del 5,09%, mentre le donne calano leggermente (-0,66%). Il divario di genere si conferma, soprattutto nelle proroghe e trasformazioni.
Nazionalità: gli avviamenti di cittadini extra-UE crescono del 6,94%, mentre quelli italiani calano leggermente (-0,41%). Le trasformazioni a tempo indeterminato per cittadini extra-UE crescono del 10,01%, segnalando una maggiore stabilizzazione per questa categoria.
“In conclusione, si evidenzia una tenuta complessiva del mercato del lavoro, con segnali positivi sul fronte degli avviamenti e del saldo occupazionale. Questa crescita è tuttavia fortemente sbilanciata verso i settori dei servizi stagionali. La diminuzione degli avviamenti nel Manifatturiero e la stasi nelle trasformazioni a tempo indeterminato a livello generale invitano a un cauto ottimismo. La riduzione delle proroghe e delle trasformazioni suggerisce una certa fragilità nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro – hanno commentato -. Interessante anche la dinamica territoriale, con alcune aree in forte espansione, e la diversificazione per età e nazionalità, che mostra una maggiore inclusività, pur con persistenti differenze di genere”.