Fino Mornasco (CO)

Shobu: judo e inclusione

La società allena ragazzi autistici e con sindrome di Down

Shobu: judo e inclusione

Judo e inclusione vanno di pari passo per Vitoantonio Palladino: fin dagli anni Novanta in palestra con lui a Fino Mornasco si allenano ragazzi autistici e ragazzi con la sindrome di Down. Fino al 2020 ha anche tenuto lezioni per persone con disturbi psichici.

Palladino e il judo

Palladino, 75 anni, si è avvicinato al judo nel 1968 e da allora ha dedicato la vita alle arti marziali. Rcconta Palladino:

«Ho iniziato con un maestro svizzero poi, volendo diventare cintura nera per insegnare, ho conosciuto Cesare Barioli, una leggenda del judo e ho ottenuto la cintura nera con lui».

Così, quarant’anni fa, nel 1985 aprì a Socco la Judo Shobu, «il cui nome racchiude le parole combattimento, giovinezza e guerriero». Palladino iniziò quindi a insegnare arti marziali ai ragazzi e agli adulti, diventando presto un’istituzione per il paese: sono infatti numerosi i ragazzi che hanno imparato judo grazie a lui. Alcuni di loro sono a loro volta diventati insegnanti, come Alessio Cernicchiaro, che oggi è anche vicepresidente della Shobu e, assieme a Palladino e Giuseppe Riselli, è uno dei maestri. Afferma Palladino:

«Se noi prendiamo un essere umano, lo rendiamo forte fisicamente, gli diamo la volontà di ferro e ci fermiamo lì, abbiamo creato un mostro. Ma se gli mettiamo davanti i principi morali, allora avremo fatto un uomo».

Ed è in questo concetto che si trovano i principi della Shobu.

«Il nostro judo non è finalizzato esclusivamente alle competizioni. Il fine del judo era quello di migliorare l’essere umano, quindi vogliamo insegnare ai nostri allievi il rispetto delle regole e il rispetto reciproco, la collaborazione e la crescita personale e rendere il loro fisico più forte, non nel senso di possente, ma sano. Il tutto sfruttando le tecniche di combattimento, che non sono il mezzo, ma il fine», spiega Cernicchiaro.

Judo e inclusione

Nel 1990 ci fu la svolta per la Shobu: Palladino iniziò a tenere lezioni a ragazzi con sindrome di Down e autistici. Sottolinea il vicepresidente:

«Siamo stati tra i primi nella provincia di Como. L’obiettivo era quello di lavorare sull’inclusione e integrare questi ragazzi nei corsi di ragazzi e adulti normodotati».

Da quegli anni Palladino e i suoi maestri iniziarono quindi a lavorare per l’inclusione e tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila iniziarono a fare lezione anche a persone con disturbi psichici. Spiega Cernicchiaro:

«Abbiamo iniziato a collaborare con il centro diurno di Como in una palestra a loro disposizione. Anche in questo campo siamo stati tra i primi del territorio».

La collaborazione con il Circolo Ricreativo Finese

Oggi la collaborazione con il centro diurno di Como e le persone con disturbi psichici si è interrotta.
Nel frattempo è però nata una collaborazione tra la Shobu e il Circolo Ricreativo Finese e Palladino dallo scorso anno fa lezione di ginnastica dolce proprio per le persone con disturbi psichici, aiutato da alcuni volontari.
Proseguono, grazie anche alla partnership con il Circolo Ricreativo Finese, invece le attività con i ragazzi autistici o con sindrome di Down: ad oggi sono circa 6, tra i 18 e i 22 anni che fanno lezione con Palladino e i suoi maestri. Al momento seguono un corso apposito, ma l’intento è quello poi di inserirli nei corsi di adulti che gli istruttori della Shobu tengono nella palestra della scuola primaria di via Trento. Commenta Carlo Landriani, presidente del Circolo Ricreativo finese:

«Grazie alla nostra collaborazione i ragazzi con disabilità non pagano nulla. La Shobu mette l’impegno e le risorse umane, noi gli spazi e l’assicurazione. L’intenzione è quello di poter ampliare la proposta, dando la possibilità a più ragazzi e ragazze con disabilità di praticare uno sport. Il judo è ideale per loro e speriamo di riuscire a potenziarlo. Poi Vito è per tutti noi un’istituzione e la sua società è un lustro per tutti noi».