La pioggia di questa uggiosa mattinata di metà novembre non ha impedito ad agricoltori e amministratori valmadreresi di riunirsi per celebrare la tradizionale Festa del Ringraziamento: oggi, domenica 16 novembre 2025, si sono infatti radunati nel parcheggio dietro al centro culturale Fatebenefratelli per la consueta benedizione dei mezzi agricoli. Da lì è quindi partito il corteo fino al Monumento dei Caduti, dove si sono tenuti gli interventi istituzionali. La mattinata si è quindi conclusa con la celebrazione della messa nella chiesa parrocchiale e la vendita dei prodotti agricoli, presentati all’offertorio, il cui ricavato andrà alla parrocchia.

La gratitudine come “stile di vita”: Valmadrera celebra la Festa del Ringraziamento
“Anche quest’anno ci ritroviamo insieme per dire una parola semplice ma molto importante: ‘Grazie!’ – ha esordito Massimo Cariboni, volontario valmadrerese organizzatore della manifestazione, in rappresentanza degli agricoltori locali – Un paio di anni fa il nostro concittadino fra Mario Rusconi, eremita a Minucciano, nella sua lettera che mi aveva inviato in occasione della Festa del Ringraziamento, scriveva che il senso profondo di questa giornata è proprio il richiamo alla gratitudine e al ringraziamento, che nasce dal contatto diretto che gli agricoltori hanno quotidianamente con la natura, capolavoro della grandezza e della bontà di Dio. Vorrei ricordare come al compianto amico Riccardo stava a cuore vivere bene questa festa. Ricordo che ci teneva molto che il piccolo mondo agricolo di Valmadrera fosse al centro dell’attenzione, non solo come attività economica, ma anche come custode delle radici della nostra comunità. Questo piccolo mondo agricolo è memoria delle tradizioni, è custodia del creato, è testimonianza di valori importanti. Concludo con un invito: portiamo questo spirito di gratitudine oltre questa giornata. Facciamolo vivere nei campi, nei mercati, nelle nostre case. Perchè il ringraziamento non deve essere solo una festa, ma anche uno stile di vita. Grazie a tutti voi agricoltori, custodi della terra, e buona festa del Ringraziamento”.

Il parroco don Isidoro Crepaldi ha quindi benedetto i mezzi agricoli, sottolineando l’importanza – oggi più che mai – di preservare il creato. Presenti alla manifestazione anche gli assessori Rita Bosisio e Marcello Butti.

Il corteo dei mezzi agricoli, scortato dagli agenti della Polizia locale, si è quindi avviato lungo via Manzoni, passando accanto a piazza Monsignor Citterio e giungendo fino al Monumento dei Caduti. A loro è stato dedicato un pensiero, ricordando soprattutto i giovani agricoltori che hanno dovuto lasciare le proprie famiglie per andare in guerra.

Qui il sindaco Cesare Colombo ha tenuto il suo discorso:
Oggi celebriamo la settantacinquesima Festa del Ringraziamento, istituita nel 1950 dalla CEl (la Comunità Episcopale Italiana) in un’Italia che cercava di rialzarsi e di ritrovare speranza nella terra e nei suoi frutti. Fu scelta una giornata per fermarsi, ringraziare e riconoscere che, nella ricostruzione di un Paese, il lavoro agricolo è essenziale: perché è radice, nutrimento, futuro. Settantacinque anni dopo, questo significato rimane intatto.
Rendere grazie oggi significa riconoscere il valore del vostro lavoro, che porta sulle nostre tavole il frutto della terra e della vostra dedizione. Ma significa anche ricordare che la terra, prima ancora di essere lavorata, deve essere ascoltata. La CEl, nel messaggio in questo anno giubilare, sottolinea il valore del riposo: non come pausa dal dovere, ma come parte stessa dell’armonia del creato.
Voi agricoltori questo lo sapete meglio di chiunque: la terra vive di tempi propri, che non possono essere forzati.
C’è un tempo per seminare e un tempo per lasciar riposare il suolo; un tempo per raccogliere e un tempo in cui la natura si ritira per rigenerarsi. Il vostro lavoro ci ricorda che il riposo non è inattività, ma custodia intelligente, rispetto dei ritmi che permettono alla vita di rinnovarsi.
Lo stesso vale per tutti noi. Il riposo, anche questo ci ricordano i vescovi, non è un lusso ma un diritto sacro, necessario per custodire la dignità dei lavoratori e per restituire equilibrio alla vita personale, familiare e comunitaria. È un tempo che rigenera, che permette di contemplare ciò che si è costruito e di riconoscere che non tutto dipende da noi.Come comunità di Valmadrera oggi vogliamo dirvi grazie per questo sguardo lungo, per questo equilibrio quotidiano tra fatica e attesa, tra cura e pazienza. Grazie perché nel custodire la terra custodite anche la nostra comunità.
E un pensiero speciale va alle nuove generazioni, che si stanno avvicinando all’agricoltura con nuove conoscenze, nuove tecnologie e una sensibilità profonda verso l’ambiente. A loro dobbiamo consegnare una terra viva, fertile, capace di futuro. Anche questo significa rendere grazie: impegnarci perché ciò che abbiamo ricevuto continui a generare vita.
In questo anno giubilare, il nostro ringraziamento si fa anche promessa: continuare a camminare insieme, rispettando la terra, sostenendo chi la lavora e trasmettendo ai giovani
una speranza concreta.Grazie di cuore a ciascuno di voi.

Infine, ha preso la parola anche l’assessore Antonio Rusconi, intervenendo anche in veste di presidente della Comunità Montana Lario orientale Valle San Martino: “Diventare presidente della Comunità Montana mi sembrava una sorta di restituzione nei confronti di mio nonno e di mio papà, che conoscevano e vivevano la cultura contadina. San Tomaso, di cui ci sono testimonianze di famiglie Rusconi fin dal 1600, è stata la prima comunità civile di Valmadrera, e non è una caso se in passato il santuario di San Martino fosse la chiesa parrocchiale, perché la comunità era concentrata in quella zona. San Tomaso è una proprietà della Comunità Montana, che intende valorizzare maggiormente anche la chiesetta; inoltre, ricordo l’accordo esistente tra il Comune di Valmadrera e la Comunità Montana circa l’ecomuseo: partendo dal museo di San Tomaso è possibile valorizzare tutta Valmadrera, dal Sasso di Preguda passando per il Fatebenefratelli, Villa Gavazzi, l’antico mulino, eccetera”. Infine, una riflessione sul fatto che “i nostri nonni ringraziavano anche quando le cose non andavano sempre bene”. Un invito dunque, come quello già pronunciato da Cariboni, al ringraziamento come “stile di vita”.

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