Bergamo (BG)

Bergamo è una città (e una provincia) ricca. Dove però aumentano sempre di più i poveri

Il divario fra chi guadagna molto e chi riesce a fatica ad arrivare alla fine del mese è in continua crescita. I dati della Cgil e la Caritas confermano

Bergamo è una città (e una provincia) ricca. Dove però aumentano sempre di più i poveri

di Paolo Aresi

Ormai lo sappiamo, non è nemmeno una notizia: la povertà aumenta, anche nella nostra città e nella nostra provincia. Si calcola che i bergamaschi sotto la soglia di povertà, cioè che non riescono più ad affrontare le spese “normali” della vita (affitto, utenze gas e luce, spesa per l’alimentazione), siano ormai il sei per cento della popolazione, con un incremento rispetto al dato del 2019, rivelato dall’Ats (azienda sanitaria) in cui si indicava una incidenza del cinque per cento.

L’indice superiore al sei per cento riguarda la Lombardia e viene dagli studi Istat. Bergamo, tuttavia, non fa eccezione. Lo conferma uno studio che lo Spi Cgil (sindacato pensionati Cgil) ha affidato al centro Across Concept e che restituisce un’immagine poco ottimista del nostro territorio.

Meno di mille euro al mese

In particolare si scopre che nella Bergamasca abbiamo ben il 32,6 per cento dei pensionati che percepisce un assegno inferiore ai mille euro al mese. Siccome i pensionati nella Bergamasca sono circa 365 mila, se ne deduce che sono circa 130 mila quelli che vivono con una pensione dai mille euro in giù. Ma come si può sopravvivere con un assegno di otto o novecento euro al mese?

Ce lo spiega la signora Claudia, che abita in un borgo della città bassa e che chiede di non mettere il suo cognome, perché – ingiustamente – si vergogna: «Mio marito ha lavorato per quarantanove anni, quando è andato in pensione aveva dall’Inps una pensione di mille e 370 euro al mese, che negli anni non si è praticamente mai rivalutata. All’inizio stavamo bene, dopo vent’anni dovevamo fare i conti con molta attenzione. Poi lui è morto, io sono casalinga, ho ricevuto la pensione di reversibilità, sono 980 euro al mese. Pago l’affitto, il gas, la luce, il telefono. Come faccio? Devo stare attenta a tutto, comprare le cose che costano poco, la frutta e la verdura che trovo a un euro al chilo. Vestiti niente, uso quelli che ho acquistato anni fa. Non esco mai, non vado mai a bere un cappuccino o un caffè. Ma non ce la faccio lo stesso perché l’affitto è caro, e il riscaldamento costa tanto. Cerco di non fare pesare la cosa, ma poi mi aiutano i miei due figli. Non che loro navighino nell’oro, perché sono lavoratori dipendenti, ma una piccola mano riescono a darmela. Altrimenti sarei in mezzo a una strada».

Una storia analoga è quella di Carla Pasetti di via Pignolo: «Ho lavorato quarantacinque anni come commessa e prendo (…)

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