Massarosa (LU)

Eccidio di Forno, giustizia 81 anni dopo

Il risarcimento è stato riconosciuto alla famiglia di una delle vittime della strage

Eccidio di Forno, giustizia 81 anni dopo

Dopo oltre ottant’anni, una famiglia ha finalmente ottenuto giustizia per la perdita del proprio congiunto, una delle vittime dell’eccidio di Forno, compiuto il 13 giugno 1944 dalle truppe nazifasciste.
La vicenda, rimasta per decenni una ferita aperta nella memoria collettiva della Toscana, trova oggi un primo riconoscimento con la decisione che riconosce agli eredi il diritto al risarcimento dei danni subiti.
Giuseppe — così chiameremo il figlio della vittima, per tutelare la riservatezza – non conobbe mai suo padre: era ancora nel grembo della madre quando l’uomo venne catturato, condotto al muro e ucciso insieme ad altri 66 civili innocenti. Cresciuto senza il padre, Giuseppe portò con sé per tutta la vita il peso di quella perdita, un dolore tramandato anche ai propri figli, che oggi hanno deciso di far sentire la loro voce e di proseguire la battaglia per la verità e la memoria.
L’eccidio di Forno rappresenta una delle più tragiche pagine della storia toscana.
Il 13 giugno una colonna nazifascista — composta dagli uomini della 135ª Festungs-Brigadestab tedesca guidata dal colonnello Kurt Almers, da membri della Kriegsmarine e dai militi della compagnia “O” della Xª Mas agli ordini del tenente Umberto Bertozzi — trucidò 68 persone, incendiò edifici e deportò 51 civili nei campi di concentramento in Germania. Solo un uomo riuscì a sopravvivere. Negli anni 2000, grazie all’eccellente lavoro svolto dalla giustizia militare, che riaprì il famoso armadio della vergogna, si cercò di fare luce sui responsabili. Le indagini, purtroppo, non portarono a condanne definitive. Il tenente Umberto Bertozzi, inizialmente condannato a morte, vide la propria pena progressivamente ridotta fino alla scarcerazione nel 1963, morendo l’anno seguente da uomo libero.

La recente pronuncia è stata resa possibile grazie all’articolo 43 del decreto-legge n. 32 del 2022, che ha stanziato un fondo per le vittime del Terzo Reich dando la possibilità di azioni civili contro la Repubblica Federale di Germania per i crimini di guerra commessi dal Terzo Reich. Molte famiglie non sono riuscite a rispettare i termini previsti; per i Rossi, invece, si è finalmente aperto uno spiraglio di giustizia.
«Siamo increduli ed emozionati — hanno dichiarato tramite i propri legali Iacopo Casetti e Vittoria Hayun— Dopo tanti anni di silenzio, questa decisione restituisce dignità alla memoria di nostro padre e di nostro nonno».
Per rispetto della privacy e per la delicatezza della vicenda, la famiglia ha scelto di mantenere l’anonimato, ma desidera condividere questo passo importante affinché non si spenga la memoria di una delle pagine più dolorose della nostra storia e che tali fatti possano tornare nell’armadio della vergogna.