Quarant’anni fa a Pavia veniva eseguito uno dei primi trapianti di cuore in Italia: il cuore di Gian Mario Taricco, allora 20enne, continua a battere oggi, diventando il più longevo d’Europa e simbolo dell’eccellenza italiana.
A Pavia il trapiantato di cuore più longevo
Era l’11 novembre 1985 quando l’allora ministro della Sanità, Costante Degan, firmava il decreto che autorizzava in Italia i trapianti di cuore. Tre giorni dopo, a Padova, l’équipe del professor Vincenzo Gallucci eseguiva il primo intervento del Paese.
Pavia entrava subito nella storia della medicina: il 17 novembre dello stesso anno, infatti, l’équipe guidata dal professor Mario Viganò eseguiva uno dei primi trapianti italiani, su un giovane di 20 anni, Gian Mario Taricco.
Il Dottor Viganò sostituì il cuore di Gian Mario Taricco, condannato da una miocardiopatia dilatativa, con quello di un quattordicenne di Magenta, morto in un incidente stradale. Quel cuore, oggi, continua a battere nel suo petto: è il trapiantato di cuore più longevo d’Europa e uno dei più longevi al mondo.

Il cuore della trapiantologia italiana
Come riporta Adnkronos negli ultimi quarant’anni l’Italia è diventata una delle nazioni leader nei trapianti cardiaci. Nel 2024, nei 20 centri autorizzati, sono stati realizzati 413 interventi (+13% rispetto al 2023), e nel 2025, nei primi dieci mesi, i trapianti sono stati già 376. Dal 2002, anno di attivazione del Sistema informativo trapianti, sono stati effettuati oltre 7mila interventi, principalmente su uomini (74%), con cardiomiopatie primitive (51%) e post-ischemiche (24%) come cause principali.
L’evoluzione delle donazioni
Il panorama delle donazioni di cuore è cambiato radicalmente. Il primo donatore, Francesco Busnello di Treviso, aveva solo 18 anni. Oggi l’età media dei donatori si è alzata a quasi 48 anni, con quasi un quarto di loro sopra i 60 anni. Inoltre, oltre il 60% dei decessi è causato da emorragia cerebrale. La maggiore capacità della Rete trapianti di individuare e utilizzare cuori di donatori anche più anziani ha contribuito al significativo aumento degli interventi.
I riceventi
L’età media dei riceventi è passata da 48 anni nel 2002 a 52 anni oggi, mentre il paziente più anziano trapiantato nel 2024 aveva 76 anni. L’ampliamento dei criteri di selezione ha reso possibile offrire un cuore nuovo a persone più avanti con l’età, grazie anche alla crescente efficacia della terapia del trapianto e alla gestione delle complicanze da parte della Rete.
Innovazioni recenti: il cuore a cuore fermo
Dal 2023 è possibile trapiantare anche cuori di “donatori a cuore fermo”, pazienti il cui decesso viene dichiarato con criteri cardiaci dopo un’osservazione di 20 minuti. Dal 2023, hanno del primo intervento con questa modalità, questi interventi hanno superato gli 80, circa il 9% del totale, con risultati comparabili ai trapianti da donatore in morte cerebrale.
“L’attività di trapianto di cuore sta vivendo una crescita esponenziale – spiega Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti –. Oggi ci sono 802 pazienti in attesa di un cuore nuovo, tra gli oltre 8mila in lista per un trapianto. Il nostro obiettivo è assisterli al meglio, ma tutto dipende dal sì dei donatori e delle loro famiglie. Come quarant’anni fa, la donazione resta la chiave della vita”.