Padre Sandro Nava sta per lasciare il Makiungu Hospital, la sua creatura che in Tanzania ha dato la speranza di cure mediche e assistenza a tutta la popolazione, per cominciare una nuova sfida, questa volta in Kenya.
Padre Sandro Nava lascia il Makiungu Hospital
Padre Sandro Nava, cresciuto tra Osnago e Cernusco, ripercorre la sua vita di missione, sempre a servizio degli ultimi, prima di ritornare in Africa dopo una breve permanenza in Brianza.
Partiamo dalla sua storia: quando ha preso i voti e iniziato le sue missioni?
«Sono stato ordinato sacerdote nel 1977, per poi andare un anno a Londra, al Westminster College, per imparare a destreggiarmi bene con l’inglese. Nel 1978 sono partito per l’Africa e sono stato lì per tante missioni e, in Tanzania, sono stato rettore missionario di Filosofia. Faccio anche parte dell’Istituto Missioni Consolata, in Africa dal 1901, che promuove l’importante mansione di evangelizzazione dei popoli. Dal 2002 fino al 2019 sono stato all’ospedale di Ikonda, che è stato rifatto completamente. Dal settembre 2020 sono invece responsabile all’ospedale di Makiungu. Un luogo che in sei mesi avrebbe dovuto chiudere, poiché le Medical Missionaries of Mary irlandesi avevano deciso di fare un passo indietro, ma che è rinato in quattro anni e mezzo. Fondamentale è stata la dottoressa Manuela Buzzi, che mi ha accompagnato in questa missione».

Possiamo definirlo un grande ospedale quello di Makiungu?
«Certamente, posso anche definirlo un super ospedale. Un ospedale finito, dove c’è tutto: ortopedia, dialisi, risonanza magnetica, otto sale operatorie, tac… C’è tutto».
Da Makiungu andrà a Wamba, in Kenya.
«Ormai è da più di un anno che al Makiungu Hospital abbiamo fatto tutto quello che avevamo previsto e anche di più. Quindi, il superiore generale vuole che andiamo a sistemare altri ospedali, tra cui questo di Wamba. Si tratta di un ospedale molto famoso, fondato nel 1969 dal dottor Silvio Prandoni, che era andato lì in missione nel 1968. Una zona desertica e abbandonata, ma poi abitata col fine di evangelizzarla e portare benessere alle popolazioni».
Com’è l’ospedale di Wamba?
«Da 20 anni a questa parte è iniziato un forte declino, partendo dal personale che lentamente ha iniziato ad andare via o a trasferirsi. Inoltre, vi sono stati molti furti che hanno aggravato la situazione, fino alla chiusura definitiva tre anni fa. Solamente a maggio l’hanno riaperto».
Quali sono le criticità dell’ospedale?
«L’ospedale è stato riaperto, ma non c’è niente. Nonostante la struttura di base sia buona, bisogna rifare tutta l’impiantistica. Almeno due pozzi vanno rimessi in funzione, gli stessi rubinetti sono rovinati dalla salsedine e le lavanderie vanno messe a nuovo. Si cercherà di riaprire l’ospedale, ma sarà una mission impossible, perché non c’è una base da cui ripartire. Non possiamo fare una replica del Makiungu Hospital, ma almeno dare una forma e un prezzo accessibile alle persone. Ormai ho anche 74 anni e, in tutti questi anni da missionario, è la prima volta che penso che servono soldi per andare avanti, altrimenti non riuscirò a fare niente. Bisogna ricominciare da zero e serve un grande aiuto economico».

C’è quindi bisogno di assistenza in tutti i sensi.
«Sì. Ci vogliono dai 7 ai 10 mesi per dare un’impronta minima a un ospedale e per rimettere in piedi quello di Wamba ci vorrà, come minimo, un milione di euro e bisognerà lottare per ottenere dei fondi. Se ci fosse un’unione di tutti gli industriali della provincia di Lecco, che donano anche solo un mattone alla volta, sarebbe un sogno. Insomma, bisogna arrangiarsi e sperare nelle donazioni, perché la gente qui a Wamba è molto più povera e lontana dalle città. Il 10 dicembre mi trasferisco definitivamente lì e partiranno i lavori. Ce la caveremo in qualche modo e speriamo di ricevere economicamente qualche aiuto».
Tanti i sodalizi del territorio che negli anni hanno sostenuto le missioni di padre Sandro, in primis i cernuschesi «Bagai di Binari», che nel weekend hanno consegnato al sacerdote, insieme a suor Natalina Isella, un importante contributo.
Chi volesse sostenere padre Sandro può effettuare un bonifico all’Intesa San Paolo con Iban IT69 F 03069 09606 100000124201 intestato a Fondazioni Consolata Ets, può fare riferimento al c/c postale n° 33.40.5135 intestato a Fondazioni Missioni Consolata ets, corso Ferrucci 14 – 10138 Torino, con causale: Erogazione liberale per padre Alessandro Nava – Wamba hospital.