Volpiano (TO)

Vigile urbano licenziato, parte il processo per il suo reintegro

Continua il braccio di ferro tra il Comune e l’ex agente della municipale coinvolto nella vicenda «Platinum»

Vigile urbano licenziato, parte il processo per il suo reintegro

Vigile urbano licenziato, parte il processo per il suo reintegro

La prima udienza

Il lungo braccio di ferro tra il Comune di Volpiano e l’ex agente della Polizia municipale Paolo Busso continua. Venerdì 31 ottobre si è tenuta la prima udienza, già in precedenza rinviata, davanti al giudice del lavoro del Tribunale di Ivrea, a seguito dell’opposizione presentata da Busso contro il licenziamento deciso nel maggio scorso. In aula era presente lo stesso ex vigile, assistito dall’avvocato Roberto Carapelle, mentre il Comune era rappresentato dal segretario comunale Ezio Ivaldi, in vece del sindaco Giovanni Panichelli, e dai legali Giulio Calosso e Adelaide Piterà. Entrambe le parti hanno richiesto l’audizione di testimoni e ora spetta al giudice Andrea Ghio decidere se procedere con l’istruttoria o passare direttamente alla discussione per la decisione.

La vicenda

Per Busso, 57 anni, in servizio a Volpiano dal 2001, con una parentesi a Settimo tra il 2012 e il 2014, i guai iniziano nel 2021, quando il suo nome emerge nel corso dell’inchiesta «Platinum». L’ex agente è indagato per aver favorito Giuseppe Vazzana in sei verbali amministrativi e per aver effettuato un accesso non autorizzato alla banca dati dell’anagrafe. Nel maggio 2021 l’Ufficio procedimenti disciplinari del Comune apre un procedimento a suo carico: Busso viene collocato in ferie forzate e sospeso dal servizio per venti giorni senza retribuzione. Nel marzo 2022, dopo la sentenza di primo grado che lo condannava a nove mesi per accesso abusivo e tre mesi per abuso d’ufficio, scatta un nuovo provvedimento disciplinare.

La parola della difesa

«Il signor Busso – spiega l’avvocato Carapelle – era già stato oggetto di un procedimento disciplinare e, visto che tutti i fatti contestati sono precedenti a questo provvedimento, il secondo è viziato per tardività. Riteniamo che, dal punto di vista procedurale, sia stato violato il principio del ne bis in idem, perché non si può ripetere una contestazione sulle stesse circostanze. Nel merito, per i tre fatti che hanno giustificato il licenziamento, sono state fornite idonee spiegazioni a dimostrare che non vi sia stata alcuna violazione dolosa delle disposizioni di servizio. O perché non commessi o perché frutto di mere distrazioni, i fatti contestati non sono comunque idonei a supportare un licenziamento».

L’accusa del Comune

La sentenza d’Appello dell’ottobre 2024 fa decadere il reato di abuso d’ufficio, ormai depenalizzato, mentre anche l’accesso abusivo viene considerato di «particolare tenuità». Ma a sorpresa, nell’aprile 2025, la Cassazione annulla la sentenza e dispone un nuovo processo di secondo grado. Il Comune, che aveva sospeso il nuovo procedimento nel febbraio 2024, ma lo aveva riaperto nel gennaio 2025, mantiene la sua posizione: il rapporto fiduciario con l’ex agente è ormai compromesso anche a causa del danno di immagine subìto. «L’ente – precisa l’avvocato Calosso – ha deciso il licenziamento perché, al di là dell’assoluzione per il reato di abuso d’ufficio, nella vicenda «Platinum» è emersa una pluralità di episodi di favoreggiamento da parte di Busso nei confronti di Giuseppe Vazzana per cui il Comune è stato quasi costretto a licenziarlo»