Caravaggio (BG)

“A scuola non hanno saputo gestire mio figlio”

Un padre denuncia lo scarico di responsabilità da parte dell’istituto "Merisi", che non ritiene di replicare per proteggere la privacy del piccolo, trasferito a Fornovo

“A scuola non hanno saputo gestire mio figlio”

Alunno di prima trasferito dalla primaria “Michelangelo Merisi” di Caravaggio a quella di Fornovo, il padre denuncia: “La scuola non ha saputo gestire mio figlio ma invece di prendersene la responsabilità voleva che fossi io a chiedere un orario personalizzato”.

Alunno trasferito, la scuola non commenta

Com’è facile comprendere si tratta di una vicenda spinosa, che riguarda un bimbo di sei anni che a poco più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico si è già visto stravolgere il nuovo mondo a cui si era timidamente affacciato. La dirigente scolastica Francesca Polidori, contattata nell’immediato, ha preferito non rilasciare dichiarazioni “per tutelare la riservatezza del piccolo”, pertanto quella che si può ascoltare è solo la voce del padre (di cui per lo stesso motivo non riportiamo il nome), deluso e amareggiato per quanto capitato al figlioletto.

Segnali di disagio

“Sono esclusivamente io ad occuparmi di lui, con l’aiuto di mia madre – ha spiegato – all’asilo c’era stato qualche segnale di disagio, non lo nascondo, ma poi era rientrato. Il passaggio alla scuola elementare indubbiamente può avere causato qualche contraccolpo, penso ci possa stare, invece dopo pochi giorni le insegnanti hanno chiesto un incontro con me in cui mi hanno invitato a portare mio figlio da un neuropsichiatra infantile. Mi sono reso subito disponibile a farlo e ci siamo andati: la professionista tuttavia si è stupita, lo ha trovato tranquillo, come del resto lo è con me quando è a casa. Ha fissato un colloquio individuale con me e ha prescritto sei sedute di psicomotricità per lui, poi a dicembre valuterà il caso. Mi ha consegnato due moduli da compilare, uno per me e uno per la scuola: io ho provveduto, quello della scuola non l’ho ancora visto”.

In seguito il genitore ha avuto anche un colloquio con la dirigente scolastica.

“Mi ha parlato addirittura dell’incolumità delle maestre, mio figlio sarebbe ingestibile: mangerebbe le gomme, non saprebbe riconoscere le sue cose, non lascerebbe il diario alle maestre… eppure le comunicazioni scritte per me non mancano – ha continuato – e poi lancerebbe di tutto in mensa, compresi i coltelli che, a quanto pare, invece di essere di plastica sono in metallo. Sono stato tartassato di chiamate per un mese, ancora un po’ e sono io a impazzire. Nessuno però mi ha detto che un altro bambino lo aveva fatto cadere dalle scale… Il punto è che se mio figlio resiste poche ore sui libri e va seguito, come dicono, non ci sono problemi da parte mia: trovino qualcuno che lo faccia. Invece mi sono sentito dire che non ci sono risorse… Dunque cosa devo fare io? Tenerlo a casa da scuola? Ha il diritto di andarci come tutti gli altri”.

Lo scontro tra genitore e istituto scolastico

Al genitore è stato sottoposto un documento che si è rifiutato di firmare.

“Una richiesta di orario personalizzato a nome mio, non della scuola – ha affermato indispettito – non si volevano prendere la responsabilità e hanno tentato di scaricarla su di me, dicendo che eravamo d’accordo così… Non ho firmato e allora mi è stato detto che mi avrebbero chiamato qualora il bambino non fosse stato nelle condizioni di rimanere in classe, così che lo riaccompagnassi a casa. E lo hanno fatto: volevano che io lo portassi via sebbene non accusasse nessun malessere. ‘Non riusciamo a tenerlo’ mi hanno riferito, chiedendomi di firmare un foglio di uscita. Ho fatto notare che si tratta di un bambino di sei anni, non di un uomo, e ho risposto che l’avrei riportato a casa se non lo volevano in istituto ma senza firmare nulla. A quel punto si è scatenato il caos con minacce di chiamare i carabinieri… Il tutto davanti al bimbo. Alla fine ho firmato il foglio in bianco, senza nessuna giustificazione e ci sono andato io dai carabinieri…”.

La procedura standard

Al di là dei differenti punti di vista sul comportamento del piccolo, e delle interlocuzioni tra genitori, insegnanti e dirigente, quello che rileva in questi casi è la procedura che la scuola è tenuta a seguire: una volta certificata la fragilità dell’alunno dal centro di neuropsichiatria di Verdello, il Consiglio di classe acquisendone le indicazioni elabora il Piano educativo individualizzato (Pei) – che può prevedere anche la riduzione del carico orario o attività alternative – che deve essere sottoposto ai genitori per la sottoscrizione. Se sottoscritto, qualora sia necessario garantire la presenza anche di un educatore che si affianchi al docente di sostegno che deve garantire la scuola, quest’ultima condivide con i servizi sociali comunali la situazione e può fare richiesta al Comune di personale educativo aggiuntivo.

“Si è cercato di scaricare su di me la responsabilità e ho deciso di spostarlo a Fornovo – ha concluso – ma il nulla osta è arrivato dopo una settimana”.