L’ex Prefetto di Padova, Francesco Messina, ha anticipato il processo restituendo 6600 euro, ma ha voluto sottolineare che non è un’ammissione di colpa e che dimostrerà la sua innocenza.
Francesco Messina rimborsa 6.600 euro allo Stato
Secondo l’accusa, sarebbero almeno 53 le occasioni, da luglio 2023 a settembre 2024, in cui l’allora Prefetto avrebbe usato illegittimamente l’auto di servizio e il personale. In particolare, tra le contestazioni più gravi vi sarebbe l’impiego degli autisti, in alcuni casi richiamati dal riposo, per viaggi personali, spese sostenute dal Ministero dell’Interno senza alcuna giustificazione istituzionale.

Gli inquirenti hanno ricostruito diversi episodi emblematici: tra questi, ad esempio, ad agosto 2023, Messina avrebbe fatto arrivare due autisti da Padova a Milano durante le ferie per portare la sua auto privata in una concessionaria. Oppure il viaggio a Monza per assistere al Gran Premio di Formula 1, sempre con un autista richiamato dal riposo settimanale, includendo nelle spese anche il pranzo.
Messina è pronto a difendersi
La decisione del Gup di Padova, Laura Alcaro, sul rinvio a giudizio presentato dal pm Benedetti Roberto è prevista per il 14 novembre. Di fatto, il pubblico ministero accusa l’ex Prefetto di peculato, cioè di appropriazione indebita di beni o denaro da parte di un pubblico ufficiale.
Tuttavia, come ha voluto precisare il legale di Messina, Alberto Berardi, qualsiasi Prefetto è considerato in servizio 24 ore al giorno e perciò l’utilizzo della macchina dovrebbe essere considerata come causa di servizio. Inoltre, come riporta il Corriere del Veneto, ha sottolineato che la pena per peculato sarebbe dai 4 ai 10 anni, ma in questo caso si sta parlando di presunti illeciti da 50 euro ciascuno.
Attualmente, l’ex Prefetto ricopre un incarico nella prevenzione amministrativa antimafia a Roma e, nell’attesa, ha deciso di risarcire allo Stato i 6600 che presumibilmente avrebbe sottratto. Infatti, ha voluto sottolineare che lo ha fatto per il suo alto senso delle istituzioni, ma ha anche affermato che non è un’ammissione di colpa.