Un messaggio di pace dedicato a Gaza affidato alle note della musica: un gesto nato dall’amicizia tra la docente di musica torinese Elena Saccomandi e il maestro palestinese Ahmed “Muin” Abu Amsha, che da Gaza non ha mai smesso di suonare e insegnare, soprattutto ai bambini del campo profughi dove attualmetente vive e ha fondato il piccolo ensemble Gaza Birds Singing.
Da Barriera di Milano a Gaza
L’11 ottobre, al teatro La Boule in Barriera di Milano a Torino, 125 musicisti si sono ritrovati per suonare insieme le 33 battute composte da Ahmed. Altri 50, impossibilitati a partecipare di persona, hanno inviato la loro interpretazione da diverse città europee, unendo simbolicamente le proprie voci a distanza.
Un luogo scelto non a caso: La Boule, teatro di periferia nato per portare la musica dove le difficoltà sono più grandi, è diventato per una sera la cassa di risonanza della musica di Gaza.
Per due minuti, il suono di violini, violoncelli, chitarre, ottoni e percussioni si è intrecciato in un’unica melodia di solidarietà e speranza, capace di attraversare ogni confine e trasformarsi in un messaggio di pace universale.
Il ringraziamento di Ahmed
L’iniziativa, sostenuta da Estemporanea – Arte, Musica, Teatro, ha dato vita a un video collettivo che è stato inviato ad Ahmed e oggi è disponibile sui social.
Da Gaza è arrivato il suo messaggio di ringraziamento, commosso e pieno di gratitudine:
“Mi dispiace, non ho una buona connessione, ma ringrazio Dio di aver visto il vostro messaggio. È davvero un video meraviglioso. L’ho condiviso sui miei social con tutti i miei amici, e anche a loro è piaciuto moltissimo. Mando tantissimo amore a tutti i musicisti lì, a tutti gli studenti, a chiunque abbia lavorato e realizzato questo video. È davvero perfetto, adoro l’armonia. Amo i violoncelli, i violini, gli ottoni… siete tutti meravigliosi, davvero. Quando ho visto il video ho pensato che fosse meglio della mia canzone. Che Dio vi benedica tutti.”
Un applauso lungo e silenzioso ha concluso l’evento, simbolo di un’amicizia che resiste e di un’arte che non smette di costruire ponti, anche dove tutto sembra spezzato.
“33 Battute per Gaza” non è solo un progetto musicale: è la dimostrazione che, anche di fronte alla guerra, la musica può ancora farsi voce, abbraccio e speranza.