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Stop al cambio dell’ora, Sánchez rilancia la sfida all’Ue: “Dal 2026 basta”

La questione non è nuova. Già nel 2019 il Parlamento europeo aveva votato per abolire questa pratica, ma la misura non è mai entrata in vigore

Stop al cambio dell’ora, Sánchez rilancia la sfida all’Ue: “Dal 2026 basta”

La notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025, gli italiani hanno dormito un’ora in più, ma potrebbe essere stata l’ultima volta? Il tema del doppio cambio dell’ora torna infatti al centro del dibattito europeo, con il premier spagnolo Pedro Sánchez che ha deciso di rilanciare la proposta di eliminare questa pratica ormai controversa.

Cambio dell’ora, Sánchez rilancia la sfida all’Ue: fine entro il 2026?

“Come sapete, questa settimana si torna a cambiare l’ora. Un’altra volta. E francamente non ha senso”, ha dichiarato il premier spagnolo, sottolineando i problemi legati al meccanismo attuale.

La Spagna chiede ufficialmente all’Unione Europea di porre fine al cambio annuale entro il 2026, con l’obiettivo di dare agli Stati membri la possibilità di scegliere un orario definitivo, estivo o invernale.

Una battaglia lunga e mai conclusa

La questione non è nuova. Già nel 2019 il Parlamento europeo aveva votato per abolire il cambio dell’ora, ma la misura non è mai entrata in vigore: per l’approvazione definitiva era necessaria una maggioranza qualificata in Consiglio, mai raggiunta a causa delle opposizioni di Paesi come Portogallo e Grecia, con l’Italia che ha preferito mantenere lo status quo.

Il commissario europeo Apostolos Tzitzikostas, responsabile dei Trasporti e del Turismo, ha più volte sottolineato:

“Questo sistema introdotto negli Anni Settanta non ha più alcun fine, non produce risparmi energetici ed è diventato una fonte di complicazioni inutili per la società”.

In altre parole, nonostante il dibattito sembri ripetersi ogni anno – come se fosse “l’ultima volta” – nulla cambia: la proposta resta nel cassetto da anni, mentre il calendario europeo continua a dettare il doppio cambio, ogni primavera e autunno.

I numeri e gli effetti sull’energia e sull’ambiente

L’ora legale nacque con l’obiettivo di ridurre il consumo di illuminazione artificiale sfruttando meglio la luce naturale. Nel 2024, Terna stima che in Italia siano stati risparmiati circa 340 milioni di kWh, pari al fabbisogno annuo di 130 mila famiglie, per un valore economico di oltre 75 milioni di euro. Anche le emissioni di CO₂ hanno beneficiato del minor consumo elettrico: circa 160 mila tonnellate in meno immesse in atmosfera.

Tuttavia, i dati recenti mostrano che questi vantaggi energetici sono oggi sempre più marginali, mentre l’impatto sul ritmo circadiano delle persone e sulla loro produttività è significativo. Sánchez stesso ha evidenziato come il cambio dell’ora abbia effetti negativi sulla salute e sulla vita quotidiana dei cittadini, rafforzando l’idea che la pratica non abbia più ragione di esistere.

Un’eredità lunga secoli

La storia del cambio dell’ora è antica: la prima idea risale a Benjamin Franklin nel 1784, che suggerì di spostare le lancette in avanti d’estate per risparmiare candele. L’ora legale fu introdotta in diversi Paesi europei durante la Prima guerra mondiale per ridurre i consumi energetici e fu adottata in Italia dal 1916, con sospensioni e ripristini fino al 1966, quando divenne stabile.

A livello europeo, dal 1980 il sistema è stato coordinato, e dal 2001 una direttiva Ue obbliga tutti gli Stati membri a spostare le lancette in avanti l’ultima domenica di marzo e indietro l’ultima domenica di ottobre.

Verso il 2026: la sfida di Sánchez

La proposta di Pedro Sánchez rilancia quindi una battaglia politica e tecnica che dura da anni, cercando di superare gli ostacoli che hanno bloccato il Parlamento europeo e il Consiglio. L’obiettivo è chiaro: porre fine al cambio dell’ora “infinito”, dare stabilità agli Stati membri e proteggere salute, produttività e qualità della vita dei cittadini. Ma, come accaduto fino ad oggi, resta da vedere se questa volta sarà davvero l’ultima.