Tradate (VA)

Cinque giorni di ricovero in Pronto Soccorso: “Grazie a chi mi ha curata”

"Sono stata curata in modo egregio da tutto il personale medico e in particolare da quello infermieristico"

Cinque giorni di ricovero in Pronto Soccorso: “Grazie a chi mi ha curata”

Cinque giorni in Pronto Soccorso a Tradate, dopo un malore per un picco di pressione. Cinque giorni sistemazioni temporanee, d’emergenza, su barelle in corridoio, fra le centinaia di pazienti che si rivolgevano al Galmarini per le emergenze sanitarie. Eppure, di quei cinque giorni che molti definirebbero un calvario, la signora Mariarosa Cogliati ricorda e vuole ricordare una cosa sola: l’umanità del personale che l’ha seguita e curata.

Cinque giorni di ricovero in Pronto Soccorso

Problemi noti, quelli del primo punto d’accesso dell’Ospedale di Tradate: un Pronto Soccorso sottodimensionato, che da anni attende un ampliamento dei suoi spazi, su tutti quello della sala d’attesa, finanziato ormai quattro anni fa e fermo al palo in attesa che si concludano le burocrazie legali con l’impresa che si era aggiudicata i lavori e aveva iniziato a eseguirli.

Risultato di questo impasse è il caos che spesso trova chi si reca al Pronto Soccorso, specialmente nei mesi “critici” come quelli autunnali e invernali col picco influenzale, e in quello di un ospedale come il Galmarini che raccoglie i pazienti non solo del territorio Tradatese o di quello di competenza dell’Asst Sette Laghi, ma anche del sud della provincia di Varese e della Comasca.

Il grazie della signora Cogliati

Se la struttura non aiuta, e anzi aggrava le difficoltà di un punto sensibile dell’ospedale, gli sforzi e le qualità di chi ci lavora valgono doppio.

“Dopo un malore – racconta la signora di Venegono Superiore – sono stata trasportata al Pronto Soccorso di Tradate e per mancanza di posti letto per un ricovero sono rimasta degente per cinque giorni. Sono stata curata in modo egregio da tutto il personale medico e in particolare da quello infermieristico”.

Degli angeli, che la signora e il marito Domenico Bianchi hanno voluto ringraziare pubblicamente.

“Proprio degli infermieri, vorrei raccontare quanto sono operativi sebbene super oberati per il grande afflusso di persone che hanno bisogno di assistenza, e proprio per la mancanza di disponibilità nei reparti degli ospedali della zona sono costretti a occuparsi di tutte le problematiche con cui le persone vengono ricoverate”.