Roma (RM)

L’attentato a Ranucci, il Ministro Piantedosi. “E un attacco alla liberta’ di stampa”

L'opposizione ha chiesto di ritirare le querele

L’attentato a Ranucci, il Ministro Piantedosi. “E un attacco alla liberta’ di stampa”

Non ha esitato a definirlo un “gravissimo attentato” e a esprimere “ferma condanna” per l’attacco “vigliacco e criminale” messo a segno nei confronti del giornalista della Rai Sigfrido Ranucci. Ma al tempo stesso ha accusato: “chi utilizza questo grave atto intimidatorio per adombrare una qualche responsabilità del Governo offende la verità e le istituzioni, con scarso senso dello Stato”. A sei giorni dall’esplosione dell’auto del conduttore di Report, parcheggiata sotto casa a Pomezia, vicino Roma, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha riferito in Aula, prima alla Camera e poi al Senato.

“E’ un attacco non solo alla persona, ma alla libertà di stampa e ai valori fondamentali della nostra democrazia”, ha sottolineato Piantedosi auspicando “che il tema della tutela della libertà di stampa non scada a strumento di grossolana propaganda partitica”. Nell’informativa in Parlamento ha assicurato che “il lavoro delle forze di polizia prosegue con intensità per assicurare rapidamente alla giustizia i responsabili” e, ripercorrendo le tappe della vicenda, ha ribadito che è stato “innalzato il livello di sicurezza” nei confronti del giornalista.

Il ministro ha poi voluto “evidenziare la strumentalità delle polemiche ascoltate in questi giorni contro il Governo”, snocciolando una serie di dati sul fenomeno delle intimidazioni ai giornalisti. “Il quinquennio 2020-2024 ha registrato 718 episodi con una media di circa 143 eventi all’anno – ha detto – Il picco si è avuto nel 2021, con 232 eventi e il dato più basso nel 2023 con 98 episodi. Nei primi sei mesi dell’anno in corso sono state registrate 81 segnalazioni di minacce. Il maggior numero di episodi, quindi, si è verificato quando non era in carica questo Governo – ha proseguito – mentre nell’attuale legislatura si è registrato un calo”.

Quanto alla matrice delle intimidazioni, ha affermato che la maggior parte si è verificata “per motivi di tipo socio-politico, come quelli riconducibili a eventi di piazza, manifestazioni pubbliche, sportive o altri contesti similari”. “La ‘matrice socio-politica’ è dunque da intendersi in una accezione molto ampia” ha rimarcato, specificando che “il maggior numero di atti intimidatori a sfondo socio-politico si è verificato nel 2021 con 113 episodi, a fronte dei 40 del 2023, anche in questo caso, l’anno con il calo più marcato”.

Parole che non sono servite a smorzare i toni. Il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, nel dibattito in Aula ha chiesto che vengano ritirate le querele contro Ranucci. “Ci sono 176 denunce contro un solo giornalista: chi le ha fatte? Forse è il caso di discutere delle querele temerarie che non cercano giustizia, cercano silenzio”, ha detto. Sulla stessa linea Nicola Fratoianni di Avs: “La solidarietà non basta – ha detto – intervengano contro le querele temerarie”. Per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, “è necessario che ci sia una reazione forte, compatta”. Mentre il deputato Federico Cafiero De Raho (M5s) chiede di arrivare ai “mandanti”. Dal canto suo il deputato di FI Paolo Emilio Russo ha assicurato: “Ci troverete sempre a difendere il giornalismo anche quando non ne condividiamo stile e metodo”. La deputata Sara Kelany di FdI, invece, punta il dito contro “una pessima politica che in questi giorni ha strumentalmente usato una vicenda gravissima contro il governo”.