Lecco (LC)

Allarme sulla povertà in provincia di Lecco

Di fronte a salari bassi, caro vita e rischio spopolamento, la UIL Lario sottolinea l’urgenza di contratti equi e lavoro dignitoso per proteggere famiglie e territorio

Allarme sulla povertà in provincia di Lecco

“L’unica logica di parte accettabile per la UIL Lario è quella dei salari equi, dei contratti forti e di un lavoro dignitoso. In provincia di Lecco il rischio povertà non è una previsione: è realtà quotidiana. Alcune delle nostre richieste sembrano aver trovato ascolto, questo è un segnale che va riconosciuto. Non tutto ci convince, ma si percepisce una discontinuità: dopo anni il confronto torna ad avere un ruolo. La UIL giudicherà la manovra di bilancio quando avremo in mano il testo ufficiale, perché l’autonomia del sindacato si misura nei fatti, non negli schieramenti”. A lanciare l’allarme sulla povertà in provincia di Lecco è Dario Esposito, Coordinatore UIL Lario.

Allarme sulla povertà in provincia di Lecco

La provincia di Lecco si confronta con una fragilità economica concreta. Nel 2024, il 29,85% delle dichiarazioni ISEE – 12.177 famiglie – si collocava sotto i 12.000 euro. Famiglie che faticano a pianificare la vita, a sentirsi al sicuro. Non è un dato isolato: la Lombardia registra il 39,54%, l’Italia il 47,18%. Ma il confronto non consola.

A complicare la quotidianità ci sono il caro affitti, la mobilità problematica, l’assenza di collegamenti efficienti – dalla SS36 chiusa nelle ore serali all’assenza di un collegamento ferroviario diretto con Como – che rendono numeri migliori della media italiana ugualmente critici. Il costo della vita, a Lecco, rende difficile accedere a un’agenzia immobiliare o firmare un mutuo. L’erosione del potere d’acquisto non è una previsione ma una parabola già in atto. Molti giovani lasciano il territorio alla ricerca di condizioni di vita e lavoro più accettabili. Il rischio spopolamento, come ricordava il Professore Giancarlo Blangiardo, -15 mila lavoratori nell’intera area lariana entro il 2029, è attuale.

Dario Esposito, coordinatore Uil Lario

I salari raccontano la stessa storia. Nel 2023, nel privato, la retribuzione media annua lorda degli operai è stata di 22.900 euro, quella degli impiegati di 29.031 euro. Chi ha un contratto a tempo indeterminato guadagna di più: 26.500 euro per gli operai, 32.000 euro per gli impiegati. Gli apprendisti rimangono sui 14.600 euro. Nel pubblico impiego, la media è di 30.600 euro, con punte più basse per il personale scolastico (24.000 euro) e gli enti locali (28.800 euro). Numeri che, combinati con inflazione e caro energia, spiegano perché servono interventi concreti.

In questo contesto, la Legge di Bilancio 2026 sembra dare alcune risposte, seppure preliminari. La detassazione degli aumenti contrattuali al 5% per i redditi fino a 28.000 euro e la riduzione della tassazione sui premi di produttività dall’5 all’1%, comprensiva di turni festivi e notturni, non sono dettagli tecnici: sono strumenti per restituire centralità ai contratti, al lavoro e alla dignità salariale. Allo stesso modo, l’esclusione della prima casa dal calcolo ISEE fino a 100.000 euro di valore catastale, insieme ai 500 milioni destinati ai dipendenti pubblici, rappresenta un riconoscimento concreto della fragilità delle famiglie e del ruolo centrale del lavoro pubblico.

La UIL Lario osserva con attenzione: “Se queste indiscrezioni, da confermare, diverranno manovra di bilancio, ci sarebbe una seconda notizia da dare. Quella di un nuovo metodo. Scomparso negli ultimi anni: l’ascolto reale e concreto del sindacato e delle esigenze di cui è portatore. Non si può infatti tacere che la detassazione dei rinnovi contrattuali è una nostra richiesta. Ed allo stesso tempo restano però nodi irrisolti: quello delle pensioni e la permanenza di un approccio al fisco, con le rottomazioni, che premia i furbi. Quella di oggi non è una promozione o una bocciatura ma la constatazione, chiara e trasparente, che queste indiscrezioni accolgono alcune richieste”.

La sfida, avverte Esposito, riguarda la lotta ai contratti pirata: “In mezzo, fra queste indiscrezioni e la futura manovra, c’è una sfida di civiltà: la lotta senza quartiere ai contratti pirata che, come ha ricordato recentemente il Presidente della Repubblica Mattarella, ledono la concorrenza leale e la dignità del lavoro, basti pensare al comparto multiservizi: oltre 7.000 euro la differenza annua retributiva fra il contratto firmato dalle sigle sindacali rappresentative e gli altri contratti”.

Il contratto, sottolinea la UIL Lario, non è un dettaglio: “È lo strumento con cui si misura il valore del lavoro. In una provincia come la nostra, dove la povertà e l’erosione del ceto medio non sono concetti astratti ma realtà quotidiana, rafforzare i salari e valorizzare i rinnovi contrattuali non è una concessione: è una scelta sociale, politica e morale. Per questo, in Lombardia, la UIL chiede che ci sia un impegno collettivo, parti sociali, istituzioni, associazioni datoriali, per rendere più viva la contrattazione di secondo livello, di filiera o territoriale che sia. Per questo l’unica logica di parte a cui la UIL Lario ha scelto di piegarsi è quella dei salari equi, dei contratti forti, del lavoro dignitoso”.