Riforma della sanità lombarda: il 58% dei medici bresciani ne ha “una conoscenza superficiale”.
Il punto sulla riforma della sanità lombarda
La riforma della sanità lombarda (regolata dal D.M. 77 e dalla legge regionale 22/2021) punta a riorganizzare il sistema sanitario rafforzando l’integrazione tra ospedale e territorio, introducendo Case e Ospedali della Comunità e valorizzando i Distretti. L’obiettivo è promuovere un nuovo modello assistenziale per valorizzare la presa in carico sul territorio e migliorare la gestione dei pazienti cronici. Questo riordino, tuttavia, lascia degli interrogativi ancora da sciogliere, fra cui la definizione delle funzioni e modalità di lavoro che avranno i professionisti della salute nelle Case della Comunità, l’implementazione di un unico sistema informatico, l’effettiva integrazione tra aspetti sociali e sanitari.
Il sondaggio
Per comprendere cosa pensano i medici bresciani di queste trasformazioni e come le vivono, lo scorso maggio l’Ordine dei Medici di Brescia ha realizzato un sondaggio on line fra gli iscritti, con invio di mail dedicata, cui hanno partecipato 1006 medici, pari al 12% degli iscritti totali (all’epoca del sondaggio pari a 8500) che fanno riferimento alla città e all’intera provincia: un dato di adesione significativo, in linea con altri sondaggi recenti. L’età media dei partecipanti è di 53,3 anni, paritaria la rappresentanza di uomini e donne (50,1% donne, 49,9% uomini). Per il 32% si tratta di medici ospedalieri, il 22% medici di famiglia e pediatri di libera scelta, il 21% liberi professionisti, l’8% medici dei servizi e in percentuali minori medici di altre strutture sanitarie, pensionati e odontoiatri.
I risultati del sondaggio sono presentati e discussi sul nuovo numero della rivista ordinistica Brescia Medica, in uscita nei prossimi giorni e da domani (venerdì 19 settembre 2025) scaricabile per tutti gli interessati dal sito www.ordinemedici.brescia.it.
I dati
Il primo dato che emerge dal sondaggio è la scarsa conoscenza, da parte dei medici, della normativa sulla riorganizzazione della sanità territoriale: il 58% degli intervistati dichiara di averne una conoscenza superficiale o parziale, mentre l’8% ammette di non avere nessuna conoscenza al riguardo. Solo una minima percentuale, pari all’8,4% del campione, afferma di avere una buona conoscenza delle norme. I medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, che lavorano sul territorio, hanno in media una migliore conoscenza della riforma rispetto ai medici ospedalieri. Anche la conoscenza dell’effettiva attuazione e distribuzione dei servizi previsti dalla riforma nel Distretto in cui viene svolta la professione è molto limitata (il 53% ha solo una cognizione minima).
Un secondo dato significativo riguarda il giudizio complessivo sulla riforma: quasi il 42% dei medici bresciani intervistati la ritiene del tutto inutile o pensa sia poco probabile che porti a miglioramenti. I più critici sono proprio i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, che per il 58% esprimono un giudizio contrario alla riorganizzazione della sanità territoriale. Interessante osservare come i giudizi negativi sono superiori fra chi dichiara di avere una buona conoscenza delle norme (40,5% di pareri critici) o almeno discreta (54,5%), rispetto a chi ritiene di non averne nessuna conoscenza (19,4% di giudizi negativi) o minima (35,7%).
Finalità
Riguardo agli obiettivi della riforma sanitaria lombarda, pur con un giudizio complessivo largamente negativo, secondo il 57% del campione vi potrà essere un miglioramento dell’appropriatezza delle cure, mediante un approccio più sistematico ai malati cronici. Non, invece, un impatto significativo sulla medicina territoriale nel suo complesso, perché vi è ancora poca chiarezza (ne è convinto oltre un terzo degli intervistati, pari al 35,7%), e nemmeno una più stretta collaborazione con gli altri operatori sanitari e socio-sanitari, con il volontariato e le istituzioni locali (la ritiene possibile solo un quarto dei responders, pari al 26,8%).
Cosa servirebbe, quindi, per migliorare l’assistenza territoriale? Secondo i medici bresciani gli aspetti più importanti sono il coinvolgimento/educazione della popolazione e dei pazienti e la digitalizzazione (che comprende ad esempio la telemedicina, la condivisione dei dati, una maggiore fruibilità del fascicolo sanitario).
Mentre la proposta di trasformare i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta in dipendenti del SSN è ritenuta di scarso rilievo: solo il 34,5% del campione la reputa importante (rilevanza che scende al 15,6% se si considera solo il punto di vista dei medici di medicina generale, ma che sale al 51,7% secondo il parere degli ospedalieri).
Le Case della Comunità
Il sondaggio ha approfondito anche il ruolo delle Case della Comunità, che nella riforma diventeranno il fulcro dei servizi territoriali, luogo di integrazione tra servizi sociali e sanitari e di collaborazione fra medicina specialistica e medici di medicina generale. Nonostante i dubbi e le criticità, gli intervistati ritengono che nelle Case della Comunità i medici di medicina generale potranno gestire i propri pazienti cronici in un setting diverso con personale medico specialistico e infermieristico, e realizzare progetti di medicina preventiva, comprese le vaccinazioni, mentre gli specialisti potranno effettuare visite in un ambiente di prossimità, con una migliore collaborazione con il medico di medicina generale nella gestione di casi complessi, svolgendo anche attività di formazione/consulenza per il medico di medicina generale e il team di assistenza.
Formazione
L’Ordine dei Medici, secondo il campione, dovrebbe avere un ruolo di stimolo verso le istituzioni (per il 48% dei responders) rispetto al tema della riforma della medicina territoriale e dell’integrazione ospedale-territorio, rivolgendosi a tutti i professionisti, non solo ai medici di medicina generale. Per affrontare la sfida della cronicità e valorizzare la presa in carico dei pazienti sul territorio, l’Ordine ha definito una strategia che fa leva su un cambiamento culturale, prima ancora che strutturale. Si è dato vita ad un gruppo di lavoro che coinvolge ATS e ASST del territorio insieme ai principali ospedali privati accreditati, ad esponenti della medicina generale e della pediatria di famiglia.
Attraverso il tavolo di confronto e la promozione di convegni tematici è stato messo a punto un percorso formativo per gli operatori sanitari, orientato a facilitare il lavoro in team multidisciplinari, l’acquisizione di nuove competenze gestionali, organizzative e relazionali, l’integrazione dei bisogni sanitari con quelli sociali, la condivisione dei percorsi tra ospedale e territorio. Nei prossimi mesi l’Ordine intende inaugurare un corso per referenti delle Aggregazioni Funzionali Territoriali dei Medici di Medicina Territoriale – circa 40 nel territorio bresciano – che avranno il compito di coordinare l’attività dei colleghi e di interfacciarsi con gli altri livelli deputati all’assistenza sanitaria e sociale.