Sono trascorsi ormai 303 giorni dall’arresto di Alberto Trentini, cooperante 46enne originario del Lido di Venezia, detenuto in Venezuela con accuse ritenute pretestuose di terrorismo. La madre, Armanda Colusso, ha affidato un nuovo accorato appello alla trasmissione In Onda di La7:
“C’è chi non si impegna abbastanza – ha denunciato – e non ha neppure cercato un contatto con il Venezuela per arrivare alla sua liberazione. Vi chiedo, per favore, fate di più”.
Lo sfogo della madre di Alberto Trentini
Colusso parla con emozione, la voce spezzata dal dolore:
“Al mattino guardo lo striscione con il volto di Alberto appeso al muro di casa e mi chiedo: riuscirà a dormire? Quali pensieri lo tormentano quando si sveglia?”
Poi si rivolge direttamente al figlio:
“Vorrei che sentisse il mio messaggio: sii forte, tieni duro. Noi ci stiamo impegnando ogni giorno per te. L’amore che hai ricevuto diventa la forza per resistere a questa ingiustizia”.
La madre di Alberto cita anche il lavoro dell’avvocata Alessandra Ballerini, da sempre in prima linea:
“Ogni giorno ci infonde coraggio, e io mi dico che dobbiamo andare avanti a testa alta. La deve abbassare chi non si è ancora mosso abbastanza per riportare Alberto a casa”.
In carcere da più di 300 giorni
Dal 15 novembre 2024 Alberto è rinchiuso nel carcere di El Rodeo, nello stato di Miranda, una delle strutture penitenziarie più dure e problematiche del Venezuela. In quasi dieci mesi ha potuto sentire la madre soltanto due volte, a maggio e a luglio, rassicurandola sulle sue condizioni ma confessando di essere sfinito dalla detenzione.
La famiglia denuncia la totale assenza di un vero processo: nonostante le parole del ministro degli Esteri venezuelano Yvan Gil alla CNN – “c’è una procedura in corso” – nessuna informazione concreta è stata fornita. L’ultimo tentativo diplomatico risale a oltre un mese fa, quando Luigi Vignali, inviato della Farnesina, si recò a Caracas senza però riuscire a incontrare le autorità.
Secondo osservatori internazionali, la vicenda appare legata a una strategia politica: la detenzione di Trentini sarebbe un modo per costringere l’Italia a riconoscere ufficialmente il governo di Nicolás Maduro, con cui i rapporti diplomatici sono oggi inesistenti.