Jonathan David, Joao Mario, Edon Zhegrova e Lois Openda: il poker di acquisti messo a segno dalla Juventus in questa sessione di mercato rivela molto più di una semplice coincidenza. Dietro queste operazioni c’è una strategia ben precisa guidata da Damien Comolli e François Modesto, che punta decisamente verso l’estero, lasciando completamente fuori la Serie A.
Come evidenziato da Tuttosport, se si escludono i riscatti obbligatori già impostati dalla precedente gestione (come quelli di Nico Gonzalez, Kalulu, Di Gregorio, Kelly e Conceiçao), tutti i nuovi volti bianconeri arrivano da campionati stranieri. Una netta rottura rispetto al recente passato.
Appena un anno fa, la Juventus aveva speso circa 150 milioni di euro per rinforzarsi all’interno del campionato italiano, portando a Torino giocatori come Koopmeiners, Nico Gonzalez, Di Gregorio, Kalulu e Cabal. Quell’approccio aveva arricchito club di Serie A come Atalanta, Fiorentina, Monza, Milan e Verona. Oggi, invece, i soldi bianconeri vanno al Porto, al Lille e al Lipsia: una redistribuzione che cambia lo scenario.
Una svolta che molti tifosi juventini accolgono con favore. Da tempo, infatti, serpeggia il malumore per gli ingenti investimenti della Juve verso club italiani che, secondo alcuni sostenitori, non hanno mai prodotto un trattamento equo o privilegiato da parte del sistema calcio nazionale.
Al di là delle polemiche campanilistiche, però, la scelta di Comolli si inserisce in un disegno più ampio. Il dirigente francese ha importato a Torino il suo metodo, basato su scouting avanzato e valutazioni analitiche, già sperimentato con successo in altre esperienze europee. Il risultato? Un cambio di rotta netto rispetto al passato e una nuova filosofia di costruzione della squadra.
Gennaio dirà se questa linea sarà confermata, ma il messaggio è già chiaro: la Juve guarda fuori dall’Italia per rinascere.
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