Garlasco, oggi il verdetto sul Dna trovato nella bocca di Chiara: di un complice o frutto di contaminazione?
Gli inquirenti dovranno stabilire se si tratta di una contaminazione o della possibile “firma” di un complice dell'omicida

E' atteso oggi l’esito sul Dna trovato nella bocca di Chiara Poggi, che potrebbe appartenere a una terza persona presente sulla scena del delitto di Garlasco. Gli inquirenti dovranno stabilire se si tratta di una contaminazione o della possibile “firma” di un complice. Intanto il Garante blocca la diffusione online delle immagini dell’autopsia.
Dna trovato nella bocca di Chiara: oggi il verdetto
Potrebbe arrivare già oggi, lunedì 14 luglio 2025, una svolta inattesa nel caso Poggi, a distanza di 18 anni dal delitto che sconvolse Garlasco. È atteso l’esito delle analisi sul Dna isolato nel tampone prelevato dalla bocca di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Un frammento genetico, in parte ancora senza identità, che potrebbe riscrivere la storia giudiziaria dell’omicidio.
Due profili sul tampone, uno è ignoto
La genetista Denise Albani, nominata perita nell’incidente probatorio, ha ordinato un secondo test sulla traccia al centro della nuova inchiesta. Il tampone ha rivelato due profili genetici: uno attribuito all’assistente del medico legale che effettuò l’autopsia (già riconosciuto come contaminazione), e uno ignoto. Quest’ultimo presenta 22 marcatori: se confermati, saranno confrontati con i profili Dna di tecnici, investigatori e di chiunque abbia avuto contatto con il corpo, nel tentativo di escludere ulteriori contaminazioni.
Attualmente la sequenza di 22 marcatori genetici, è già stata confrontata con i profili di DNA a disposizione degli inquirenti, ma non ha prodotto alcuna corrispondenza. Nessun match, dunque, nemmeno con i membri del gruppo di amici con cui Andrea Sempio trascorreva i pomeriggi estivi giocando alla Playstation. È importante sottolineare che Marco Poggi, fratello della vittima, e i suoi amici (Mattia Capra, Alessandro Biasibetti e Roberto Freddi) non sono mai stati sospettati, né durante la prima inchiesta sull’omicidio del 13 agosto di 18 anni fa, né nell’attuale indagine.
Proprio Sempio, ricordiamo, è l’unico indagato dell’inchiesta bis con l’ipotesi di concorso in omicidio con Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, già condannato in via definitiva a 16 anni.
L’ipotesi investigativa è quindi che quel Dna possa appartenere a un complice, o a una terza persona presente sulla scena del crimine. Magari qualcuno che ha tappato la bocca alla ragazza o che è stato morso durante il suo estremo tentativo di difesa.
Gli esperti si dividono
Prima di trarre conclusioni, gli inquirenti dovranno contestualizzare la presenza del profilo genetico: una traccia lasciata durante l’aggressione o un semplice inquinamento postumo? Anche tra i consulenti delle parti coinvolte prevale la cautela. La difesa di Stasi chiede approfondimenti sulla natura della traccia, mentre i periti della famiglia Poggi tendono a ritenere più probabile l’ipotesi contaminazione. Dello stesso parere anche la difesa di Sempio.
Perchè trovato solo oggi?
Ma perchè un Dna ignoto sul tampone orale fatto a Chiara Poggi 18 anni fa è stato trovato solo oggi? La scoperta risale in realtà a un’analisi recente, in quanto 18 anni fa non furono eseguiti approfondimenti completi. All’epoca, infatti, le analisi si concentrarono esclusivamente sulla ricerca di liquido seminale (con esito negativo) senza andare oltre.
A spiegarlo, è stato Luciano Garofano, allora comandante del Ris e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio che alla trasmissione a Quarto Grado ha dichiarato:
Il Ris lo analizzò però fece una valutazione logica."Cosa cerchiamo? Cerchiamo un uomo, quindi cerchiamo del liquido seminale", che però dette risultato negativo. Sulla base di questo si decise di non fare un’ulteriore analisi del dna.
Dunque una valutazione “logica” per l’epoca, ma limitata.
Il Garante blocca le immagini dell'autopsia
Nel frattempo, una nuova bufera si abbatte sul caso. Il Garante per la privacy ha disposto il blocco della diffusione online delle immagini dell’autopsia di Chiara Poggi, caricate e offerte a pagamento dall’ex poliziotto e blogger Gianluca Spina, che nei suoi video di “criminologia” (fino a cinque ore di durata) utilizzava i materiali sensibili del fascicolo giudiziario.
Il Garante ha parlato di violazione della dignità della vittima e dei suoi familiari, minacciando sanzioni. Spina si difende sostenendo di non avere ricevuto alcun provvedimento formale, ma di aver comunque sospeso la disponibilità delle “masterclass”. E precisa:
"Non ho diffuso pubblicamente quelle immagini, sono video riservati e a pagamento. Si tratta di foto agli atti di un processo che è di dominio pubblico. Quale privacy avrei violato?".