Cercare di farsi un selfie con un leone o con un orso non è una grandissima idea
Quando la voglia di una foto estrema può costare davvero troppo cara

Ormai viviamo nell’epoca del "se non lo posti, non è successo". Un’era in cui un selfie accanto a qualcosa di esotico, pericoloso o straordinario vale più della prudenza, del buonsenso e a volte anche della sicurezza personale.
Due episodi, avvenuti a distanza di pochi giorni e a migliaia di chilometri l’uno dall’altro, ci ricordano con forza che gli animali selvatici, per quanto affascinanti, non sono certo accessori per abbellire i nostri profili social.
Australia: il selfie col leone finisce malissimo
La prima storia arriva dal Queensland, in Australia, e coinvolge una donna sulla cinquantina, un leone, e – naturalmente – uno smartphone. Siamo al Darling Downs Zoo, vicino a Toowoomba, nella mattina di domenica 6 luglio. La donna, nonostante gli avvertimenti di un guardiano, ha deciso di avvicinarsi alla gabbia dei leoni per farsi un selfie a distanza ravvicinata con uno dei felini. L’intento? Uno scatto mozzafiato.
Ma lo scatto – purtroppo – lo ha fatto il leone. L’animale l’ha afferrata per un braccio, causandole ferite così gravi da renderne necessaria l’amputazione. La signora è stata trasportata d’urgenza al Princess Alexandra Hospital di Brisbane, dove si trova in condizioni stabili.
Lo zoo ha chiarito che il leone non è mai uscito dal suo recinto, che non verrà punito, e che l’intera scena è avvenuta mentre i custodi stavano lavorando. Uno scatto finito nel sangue per una decisione – diciamolo – tutt’altro che saggia.
Romania: la foto con l’orso diventa tragicamente l’ultima
Pochi giorni prima, il 3 luglio, un’altra vicenda dal finale tragico ha avuto luogo lungo la Transfăgărășan, la strada montana dei Carpazi in Romania.
Omar Farang Zin, 48 anni, originario di Samarate (Varese), si era fermato a bordo strada insieme ad altri motociclisti. Aveva notato un orso vicino alla diga di Vidraru e, da amante della natura e dei viaggi, aveva deciso di immortalare il momento con una foto ravvicinata.

Ma l’orso, evidentemente, non era dello stesso avviso. L’attacco è stato fulmineo. Secondo le ricostruzioni, l’animale lo ha trascinato nella foresta. Il corpo di Omar è stato ritrovato solo ore dopo, in un burrone poco lontano. In strada la sua moto, un guanto e nessuna possibilità di tornare indietro. Ironia della sorte, negli ultimi giorni prima dell'incidente, sui suoi profili social aveva pubblicato diverse foto di orsi avvistati lungo il viaggio.
Un selfie vale davvero così tanto?
Nel momento esatto in cui premiamo il pulsante della fotocamera, forse ci sfugge un concetto chiave: gli animali selvatici non seguono le regole delle attrazioni turistiche. Un leone resta un predatore. Un orso, per quanto placido possa sembrare a distanza, resta imprevedibile. Gabbie e barriere sono lì per un motivo e non è certo quello di rovinarci la foto.
Queste due storie, per quanto diverse per il loro esito, pongono la stessa domanda: dove finisce la curiosità e inizia l’incoscienza?
Certamente non è giusto demonizzare chi ama la natura o chi sogna un ricordo unico. Ma serve ricordare che certi istanti spettacolari, se vissuti con troppa leggerezza, possono trasformarsi in tragedia nel tempo di un click.
Il vero scatto perfetto è quello che ci riportiamo a casa in sicurezza, con rispetto per gli animali e con la consapevolezza che, in fondo, alcune esperienze sono bellissime anche solo da lontano o impresse - soltanto - nella nostra mente.