Glifosato a Vercelli: parla Fiorella Belpoggi coordinatrice dello studio Ramazzini
Uno "scoop" di Michelangelo Catricalà di cui si sta parlando in queste ore e che farà discutere.
In queste ore, almeno da venerdì, il campo ambientalista vercellese che si sta battendo contro la decisione del Consiglio Comunale di Vercelli sta guardando e fornendo reazioni particolarmente favorevoli all'intervista che la ricercatrice dell'Istituto Ramazzini Fiorella Belpoggi ha concesso a Michelangelo Catricalà, di Pro Natura di Vercelli e del Vercellese, condivisa in una call con altre associazioni: ISDE Vercelli, Legambiente Vercelli, Italia Nostra e Greenpeace, più Donatella Capra, rappresentante di un comitato di mamme.
Un vero "scoop" di rilevanza scientifica
Un documento eccezionale, con una persona autorevolissima, che ha dedicato la vita a studiare gli effetti di svariati fattori inquinanti sullo sviluppo dei tumori ed ha coordinato il "famoso", ma non conosciuto approfonditamente, studio decennale che ha dimostrato correlazioni statisticamente importanti tra l'assunzione di vari dosaggi di Glifosato e l'insorgenza di tumori nei ratti da laboratorio.
Da guardare integralmente, perché è una "lectio magistralis" sul tema e dimostra plasticamente il valore dello studio e di un'organizzazione che dalla metà degli anni Settanta ha predetto tantissime sostanze cancerogene, anche decenni prima che fossero inserite nelle liste ufficiali.
Una sintesi dei risultati
Lo studio consta di 10 gruppi di ratti da laboratorio (ognuno di almeno 100 animali), il I° è quello di controllo, animali che non vengono esposti alle sostanze da testare.
Dal II al IV vengono trattati con una soluzione di acqua potabile e Glifosato con dosi crescenti (0,5, - 5 e 50 mg al giorno x Kg di peso); dal V al VII gruppo, stesse dosi variabili di un composto acqua più Roundup Bioflow (diserbante utilizzato in Europa) ed infine dall'VIII al X acqua più RangerPro (diserbante utilizzato negli Usa). Queste sostanze sono state somministrate ogni giorno per un determinato periodo,
La dottoressa Belpoggi ha ricordato che l'utilizzo di animali da laboratorio permette di costruire una popolazione controllata che uniforma le modalità di assunzione, si tratta di un modello estremamente omogeneo in cui l'unica variante nei regimi di vita dei diversi gruppi è il composto che viene somministrato. Un metodo che elimina i fattori confondenti e permette di vedere anche livelli minimi di cambiamento, livelli minimi che se rapportati a miliardi di persone incidono sulla salute pubblica.
In tutti i gruppi, tranne quello di controllo, è stato rilevato un aumento statisticamente significativo di tutta una serie di tumori benigni e maligni, dalla Leucemia, a cancri a pelle, fegato, sistema nervoso, ovaie, rene, pancreas... Un aumento che si è verificato in ambo i sessi. Da notare che nei ratti “Sprague Dawley” i tumori rilevati hanno un'incidenza naturale inferiore all'1%. In particolare il 40% dei decessi per leucemia si sono verificati nei gruppi trattati nel primo periodo di vita, ed anche per altri tumori è stata osservata una curva analoga entro il primo anno di vita.
“Faccio notare che le cause intentate alla Monsanto negli Stati Uniti riguardano agricoltori, giardinieri, persone che sono state a contatto col Glifosato e sono andate incontro a patologle “Emolinfomolecolari” (leucemie)”. Questo dato preoccupa perché indica che certamente l'esposizione al Glifosato crea più danni che negli adulti. Un dettaglio importante è che la dose da 50 mg che in altri studi non aveva rilevato incidenze particolari, se assunta in gestazione e nei primi mesi di vita ha invece un effetto cancerogenico.
Sul numero di Notizia Oggi Vercelli in edicola lunedì 7 luglio due pagine sul tema, con anche la relazione dell'incontro promosso oggi, sabato 5 luglio, dal Coordinamento NO Glifosato Vercelli, la cui raccolta firme on-line ha toccato quota 1.000 in pochi giorni.