Il Governo mette mano alle accise: come cambiano i prezzi di benzina e diesel
La "verde" scende, il gasolio sale. Per il prossimo quinquennio variazioni tra 1 e 1,5 centesimi al litro

Il Governo mette mano alle accise: aumenta il prezzo del diesel e diminuisce quello della benzina. Ma saranno, almeno per il momento, variazioni pressoché impercettibili.
Accise su per il diesel e giù per la benzina
Il Consiglio dei ministri nel pomeriggio di giovedì 13 marzo 2025 ha approvato il piano che in un quinquennio porterà al pareggio tra le accis di diesel e benzina.
Oggi la somma delle accise sulla benzina è pari a 0,7284 euro al litro, mentre quelle sul gasolio arrivano a 0,6174 euro al litro. L'obiettivo - sollecitato dalla Commissione europea - è pareggiare i due importi. E pertanto, se da un lato scenderanno le accise sulla benzina, dall'altro saliranno quelle sul diesel.
Inizialmente l'aliquota sul gasolio si alzerà di un centesimo all'anno, mentre quella sulla benzina farà un processo inverso, per far sì che le due cifre si "pareggino" nel 2030.
La procedura
Con cadenza annuale i ministeri dovranno adottare i relativi decreti per fissare le nuove accise sui carburanti, tenendo conto anche dell’oscillazione dei prezzi al consumo. Per ogni anno dei cinque previsti per il riallineamento, i ministeri dovranno individuare la misura della riduzione dell’accisa sulla benzina e dell’aumento sul gasolio in un intervallo compreso tra 1 e 1,5 centesimi di euro al litro.
Quanto cambiano i prezzi
Il consumatore finale difficilmente si accorgerà del singolo risparmio. A calcolare invece quello a lunga durata ci hanno provato alcune associazioni di consumatori. Secondo il Codacons un aumento di 1 centesimo per il diesel vuol dire una maggiore spesa di 0,61 euro su un pieno da 50 litri, considerando anche l’Iva applicata sulle accise. In un anno la maggiore spesa per una famiglia che in media fa due pieni di carburante al mese sarà di 14,64 euro.
In cinque anni si arriverebbe a circa 1,21 miliardi in più per il gasolio. Se l’aumento fosse di 1,5 centesimi, la maggiore spesa per un pieno sarebbe di 0,91 euro, pari a 21,95 euro l’anno, per una spesa totale di 364,5 milioni (1,82 miliardi in cinque anni).
Riducendo invece di 1 centesimo le accise sulla benzina, il risparmio sarebbe in totale di 249,7 milioni di euro annui, ovvero 1,25 miliardi in cinque anni. Riducendo le accise di 1,5 centesimi il risparmio sarebbe di 374,5 milioni annui per gli automobilisti e di 1,87 miliardi in cinque anni.
I risparmi sul singolo pieno e sull’anno corrispondono invece alle stesse cifre degli aumenti del gasolio, naturalmente "al contrario": 0,61 euro in meno a pieno in caso di 1 centesimo e 0,91 in caso di riduzione di 1,5 centesimi.
Quali sono le accise che paghiamo sulla benzina
L'Italia in passato si può dire che abbia spesso messo le mani nelle tasche degli automobilisti per finanziarsi in momenti di difficoltà economica. Quella più nota, citata spesso quando ci si vuole lamentare del prezzo del carburante, è l'accisa sulla guerra in Abissinia. Introdotta nel 1935 da Benito Mussolini per finanziare la marcia su Addis Abbeba, ammontava a 1,90 lire. Che ai tempi era una cifra altissima (all'incirca come se oggi aumentasse di 2 euro). Le auto però erano pochissime e solo i più facoltosi potevano permettersele. E potevano dunque anche permettersi il rincaro, che però c'è ancora oggi. Come tanti altri...
Vediamo quali sono nel dettaglio e quanto pesano.
- Guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire (0,000981 euro);
- Crisi di Suez del 1956: 14 lire (0,00723 euro);
- Ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963: 10 lire (0,00516 euro);
- Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966: 10 lire (0,00516 euro);
- Ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968: 10 lire (0,00516 euro);
- Ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976: 99 lire (0,0511 euro);
- Ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980: 75 lire (0,0387 euro);
- Missione ONU durante la guerra del Libano del 1982: 205 lire (0,106 euro);
- Missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995: 22 lire (0,0114 euro);
- Rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004: 0,02 euro;
- Acquisto di autobus ecologici nel 2005: 0,005 euro;
- Emergenza terremoto in Abruzzo del 2009: 0,0051 euro;
- Finanziamento alla cultura nel 2011: da 0,0071 a 0,0055 euro;
- Gestione immigrati dopo la crisi libica del 2011: 0,04 euro;
- Emergenza alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011: 0,0089 euro;
- Decreto ‘Salva Italia’ del dicembre 2011: 0,082 euro (0,113 sul diesel);
- Emergenza terremoti dell’Emilia del 2012: 0,024 euro;
- Finanziamento del ‘Bonus gestori’ e riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo: 0,005 euro;
- Spese del ‘decreto Fare’ del 2014: 0,0024 euro.
Sommando tutto quanto si arriva a ben 72 centesimi sulla benzina e a 62 sul diesel. Che, sommati all'Iva ci dicono che ogni volta che facciamo rifornimento, più della metà di ciò che paghiamo finisce in tasse: il 55% per la benzina, il 51% per il diesel.