Nuova targa per Ramelli a Milano, contestato il ministro Valditara: "Fuori i fascisti dalle scuole"
Il ministro dell'istruzione Valditara è stato contestato fuori dall’istituto Molinari di Milano dove si trovava per la cerimonia di commemorazione di Sergio Ramelli
Contestazione per il ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara fuori dall’istituto Molinari di Milano dove si trovava per la cerimonia di commemorazione di Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della Gioventù pestato nel 1975 da esponenti di Avanguardia Operaia e morto in ospedale per le ferite riportate, per il quale è stata affissa una targa.
La cerimonia e la contestazione al ministro Valditara
La cerimonia è avvenuta nella scuola che Sergio Ramelli frequentava a 50 anni dall'aggressione a colpi di chiave inglese di cui fu vittima. Ferito gravemente nell'agguato del 13 marzo in via Paladini, mentre stava rientrando a casa, Ramelli morì in ospedale il 29 aprile 1975, pochi mesi prima del suo diciannovesimo compleanno.

All'istituto Molinari di Milano è giunto anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara per l'apposizione di una nuova targa commemorativa per il giovane militante del Fronte del Gioventù, la quale ha sostituito la precedente. Una decisione contestata dal consiglio di istituto e dal collettivo degli studenti Cosmo che ha organizzato un presidio all'esterno dei cancelli della scuola con cartelli con scritto "Molinari antifa" e "Valditara la nostra scuola non è un palco". All'arrivo del ministro Valditara, i ragazzi hanno iniziato ad urlare "fuori i fascisti dalle scuole".
"Ho voluto che questa giornata fosse trasformata in una giornata simbolica, di come si debba rispettare chiunque abbia delle idee anche diverse. Voglio ringraziare la scuola per avere accettato l'affissione di questa targa - ha detto il ministro Giuseppe Valditara nel suo intervento, durante il quale non ha fatto alcun accenno alla contrarietà del Consiglio d'istituto e alle proteste di alcuni studenti all'esterno -. Lo ritengo un giorno importante per commemorare un ragazzo ucciso 50 anni fa. La morte di qualsiasi ragazzo deve essere sempre rispettata e commemorata perché la persona umana non ha appartenenza politica. Un ragazzo innocente".
"Non era un picchiatore o un violento ma aveva avuto il coraggio di esprimere le proprie idee, quel tema venne affisso nei corridoi della scuola e da quel momento per lui iniziò l'inferno. Quindi un omicidio che matura purtroppo all'interno del mondo della scuola. È all'interno della scuola che lui subì minacce, violenze, fu picchiato e costretto ad abbandonarla. Pensate la gravità di questo fatto. Proprio perché noi vogliamo mettere al centro la persona e crediamo fortemente nei valori della nostra Costituzione, ho voluto che questa giornata fosse trasformata in una giornata simbolica, di come si debba rispettare chiunque abbia delle idee anche diverse".

L'omicidio di Sergio Ramelli
Sergio Ramelli, nato il 6 luglio 1956, era uno studente e militante del Fronte della Gioventù, formazione politica giovanile del Movimento Sociale Italiano. Studiava chimica industriale all'ITIS "Ettore Molinari" di Milano, il quale dal 1970 fu teatro di manifestazioni di violenza, intolleranza e incidenti dovuti a oltranzismo politico.
Ci troviamo nel mezzo degli anni di piombo quando il 18enne milanese fu aggredito da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia operaia: Marco Costa, Giuseppe Ferrari Bravo, Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari.

L’inchiesta giudiziaria accertò che Ramelli in un tema scolastico aveva espresso posizioni di condanna delle Brigate Rosse. Il tema, dopo essere stato sottratto al professore, fu affisso in una bacheca scolastica, tacciato di fascismo e usato come elemento accusatorio. Il 13 marzo 1975, Ramelli stava ritornando a casa, in via Amadeo a Milano; parcheggiato il suo motorino poco distante, in via Paladini, si incamminò verso casa. All'altezza del civico 15 di via Paladini, fu assalito dal suddetto gruppo i cui componenti erano armati di chiavi inglesi, e con queste colpito più volte al capo.
A seguito dei colpi, Ramelli perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo. A causa dei traumi riportati, morì il 29 aprile, oltre un mese e mezzo dopo l’aggressione. I responsabili furono identificati dieci anni dopo l'accaduto e, dopo un'iniziale condanna per omicidio preterintenzionale in primo grado, furono riconosciuti colpevoli di omicidio volontario al termine dei tre gradi di giudizio del processo, durato dal 1987 al 1990.